ROMA – «Quali provvedimenti vuole prendere il ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per prevenire il verificarsi ulteriori morie di fauna ittica nel canale denominato “Solmine” e per quali motivi non è stata ancora istallato il sistema di controllo dell’ossigeno disciolto, della temperatura e della tossicità previsto fin dal 2010 nell’autorizzazione Aia statale rilasciata a “Nuova Solmine”». Lo chiede il deputato del Pd Luca Sani, che a tal proposito ha presentato una interrogazione presso il Ministero dell’ambiente.
«Domenica 4 agosto si è verificata una moria di pesci nel canale (denominato “Solmine”) emissario della zona industriale di Scarlino, che raccoglie gli scarichi del polo industriale, dove sono presenti gli stabilimenti Tioxide, Nuova Solmine e Scarlino Energia – scrive Sani nella sua interrogazione -. Tale plesso, di valenza nazionale e risalente agli anni ‘60, assume una particolare importanza per l’occupazione e l’economia locale; negli ultimi anni si sono verificati, nello stesso luogo, altri eventi simili in cui è stata riscontrata una alta mortalità di fauna ittica; questo nuovo episodio ha allarmato la comunità e le istituzioni locali. Oltre ai possibili danni per la salute (anche se in tale zona è vietata la balneazione) possono essere incalcolabili i danni di immagine per un territorio a forte vocazione turistico – balneare ed ambientale; questo comparto rappresenta infatti (proprio nel periodo di maggiore affluenza) un volano insostituibile per lo sviluppo sostenibile complessivo sociale economico ed occupazionale; “il canale ‘Solmine’ – ha reso noto in un comunicato stampa l’Arpat – raccoglie anche le acque di scarico provenienti dal depuratore di Follonica e si immette in mare a Scarlino in zona permanentemente vietata alla balneazione. La Polizia provinciale ha provveduto alla raccolta di esemplari di pesci che saranno inviati all’Istituto Zooprofilattico; nell’autorizzazione Aia statale rilasciata a Solmine – continua la nota dell’Arpat – nel dicembre 2010 era previsto l’obbligo di installazione, su un punto del canale di ritorno al mare, di un sistema di controllo dell’ossigeno disciolto, della temperatura e della tossicità. Tale sistema non è stato ancora realizzato e tale inosservanza è stata segnalata alle autorità competenti a seguito dell’ispezione ambientale di quest’anno. L’Arpat è ora in attesa dei riscontri delle analisi e dei tabulati dei controlli delle aziende sui propri scarichi e nel canale”».