FIRENZE – Una pensione di guerra. È quello che chiedeva il soldato Alessandro Norcini rimasto sfigurato mentre combatteva per il proprio paese. Ma il fante Norcini non ha combattuto, come sarebbe facile pensare, in qualche guerra moderna, magari in Irak. Il fante Norcini, la propria battaglia per il Regno d’Italia, l’aveva combattuta in Libia, durante la seconda guerra mondiale. Solo che lo Stato Italiano, sino ad ora, si era sempre rifiutato di riconoscere i suoi diritti. L’uomo, che durante la campagna di Libia era rimasto invalido, si è visto riconosciuto solo ora, dalla Corte dei Conti, a 71 anni di distanza, il diritto alla pensione di guerra.
La battaglia legale di Alessandro Norcini, nato nel 1910 ad Arezzo e morto 23 anni fa a Scansano, era partita nel 1969, quando fece ricorso contro la decisione dello Stato di non concedergli la pensione di guerra. Lo Stato, infatti, non riconosceva le patologie contratte in Libia come causa di servizio.
Per una serie di rinvii e contrattempi il ricorso è stato portato avanti, negli anni, dallo stesso ex fante e, dopo la sua morte, dal figlio Elia, ormai settantenne, fino alla sentenza della Corte dei Conti, diventata definitiva adesso, e in cui si riconosce che le patologie del fante furono dovute alle privazioni e alle caratteristiche del fronte di guerra, stabilendo il diritto degli eredi del fante ad accedere «dal 1942 al trattamento pensionistico di guerra».