GROSSETO – Malgrado la volontà di stemperare i toni, nella vicenda Mabro, non si placano le polemiche a distanza tra le sigle sindacali, come Cisl e Uil, intervenute ieri e la Rsu della Cgil. Quest’ultima interviene ancora a replica di alcune dichiarazioni e tende a puntualizzale alcuni aspetti: «Sarà anche che la verità ha molte facce, ma nel nostro caso si tratta di solite, palesi falsità. Il 10 luglio in un incontro presso l’Associazione Industriali di Grosseto abbiamo dichiarato il nostro accordo alla richiesta di trasformazione della cassa integrazione straordinaria, ma la nostra indisponibilità ad affermare una cosa non vera, ossia che non vi fosse responsabilità alcuna della proprietà e degli amministratori di Abbigliamento Grosseto. Per questo motivo non siamo state invitate per l’incontro del 16 luglio presso la Provincia, perché considerate “scadute”, come un vasetto di yogurt; lo abbiamo saputo e ci siamo presentate solo perché avvisate da Santini, segretario della Filctem-Cgil».
«Nell’incontro del 16 luglio il signor Santoro si è presentato con ben tre legali, certo non per fargli fare una vacanza. In quell’incontro tutti hanno impedito l’inserimento nel verbale della nostra dichiarazione sulla prima responsabilità della attuale situazione – proseguono le Rsu -. Dopo la nostra uscita il signor Santoro ed i suoli legali, hanno chiesto? Preteso? Imposto? Certamente ottenuto l’inserimento della frase incriminata, ossia che solo le parti “firmatarie” avrebbero discusso sugli esuberi. Preoccupante è che tutti si sono piegati alla richiesta, compreso il dirigente della Provincia, che così è venuto meno alla propria funzione di imparzialità. Ora ci venite a raccontare che eravamo su “scherzi a parte” e che quindi quella frase non ha significato».
«L’affermazione è chiarissima e quindi patetiche sono le affermazioni del responsabile della Associazione Industriali sulla prassi usuale seguita – sostengono le Rsu -. Altrettanto patetiche, ma illuminanti sono le prime dichiarazioni alla stampa di Franceschini: non ce ne eravamo accorti. Per poi contraddirsi con le dichiarazioni di ieri. Netta, pulita e senza dubbi è stata invece la dichiarazione inviata alla stampa dalla Filctem-Cgil, con minaccia di azione giudiziale. Abbiamo già detto che a settembre ci sarà, con il fallimento, la perdita di tutti i posti di lavoro o, con la Prodi bis, la continuazione per tutti in attesa di una nuova proprietà e che quindi quella dei licenziamenti è una minaccia che non fa paura, ma ci colpisce quattro persone, non solo come singoli individui, che sarebbe già grave, ma nelle loro rispettive funzioni e rappresentanza, siano state disponibili a piegarsi sino a venir meno ad un basilare principio di democrazia, pur in presenza della contemporanea sentenza della Corte Costituzionale sul caso Fiat, della diversa fase sindacale che attraversiamo, della drammatica situazione dell’azienda, che non vivrà più di due mesi, con un amministratore che continua a vendere fumo e che alla precisa domanda su un ordine da quasi 800.000 euro, risponde di non essere a conoscenza su chi sia il cliente e su che tipo di lavoro si tratta».
«Quindi non si tratta di abbassare i toni, occorre invece recuperare un rapporto sui temi ed allora un percorso di riavvicinamento lo proponiamo noi – continuano le Rsu -. Poiché il Ministero non delibererà nel mese di agosto, occorre rifare un nuovo esame congiunto, possibilmente con un diverso funzionario della Provincia, ove la nostra posizione, legittima come l’altra, deve risultare in modo chiaro. Fissare la data della elezione per il rinnovo della Rsu, che da tempo chiediamo anche con la Cgil, perché le elezioni sono un esercizio democratico e non una pratica che si esercita solo quando ci conviene. Confrontarci in modo chiaro sulle ragioni delle nostre rispettive posizioni, perché noi ancora non abbiamo compreso per quale motivo occorre difendere una soluzione impossibile a concretizzarsi, il concordato, che alle condizioni date è utile solo alla proprietà, danneggia le lavoratrici e tutta l’economia del territorio».
«Infine – concludono le Rsu Cgil – ricordiamo che siete rimasti soli e che tutte le Istituzioni, non solo la Provincia, hanno chiaramente affermato che la Prodi bis è la soluzione auspicabile nell’interesse delle maestranze e della collettività e, fatevene una ragione, la Cgil è la sola che ha fatto seguire alle affermazioni i fatti con il ricorso in Tribunale».