di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Un passo indietro da parte di tutti a tutela dei posti di lavoro. E’ quello che chiedono Cisl e Uil nella vicenda Mabro che negli ultimi giorni ha visto inasprirsi il dialogo tra sindacati, dipendenti, istituzioni. «E’ opportuno tornare a fare sindacato in maniera concreta, tutti insieme – precisa Fabio Della Spora (a sinistra nella foto) della Femca Cisl -, senza perdere tempo in polemiche inutili», un concetto ripreso anche da Roberto Franceschetti (a destra nella foto) della Uiltec Uil: «Se non rivediamo le posizioni sarà difficile trovare punti di confronto». L’ascia di guerra, quindi, sta per essere sepolta, malgrado le divergenze sulla vertenza Mabro restino di attualità e siano ancora molti i punti da chiarire sul modus operandi che sinora ha contraddistinto il cammino delle sigle sindacali. Anche per questo, alla fine, qualche sassolino dalle scarpe di Cisl e Uil, che provano a fare chiarezza sugli accadimenti degli ultimi giorni, salta fuori.
In primis non va giù l’atteggiamento del presidente della Provincia Leonardo Marras che in un suo recente intervento si è schierato dalla parte della Cgil. «Come può un’istituzione sposare la causa di un solo sindacato? – chiedono Cisl e Uil – Chi è in fabbrica merita rispetto e crediamo siano doverose delle scuse nei confronti di chi, attraverso il lavoro, sta mantenendo viva l’azienda». Un passaggio doveroso è invece quello relativo alla cassa integrazione straordinaria, vero punto della discordia negli ultimi giorni, per la mancata firma da parte della Cgil. «Grazie al nostro intervento – precisa Della Spora – è stata firmata una cassa integrazione retroattiva che non è la soluzione a tutti i problemi, ma quanto meno garantisce un po’ di sostentamento ai dipendenti. La Cigl era presente al tavolo e invece di aspettare il 18 luglio, per la sentenza sulla Prodi bis chiesta dai lavoratori, poteva partecipare alla stesura del documento».
C’è poi il piano degli esuberi, altro tasto dolente della vicenda Mabro, dato che a settembre, con molta probabilità, dovranno essere attuati tagli pesanti a livello occupazionale. «Non siamo certo dei sicari – chiarisce Franceschetti -, non è nostra intenzione escludere nessuno e precisiamo già da adesso che non ci sarà tavolo senza la Cgil. La presenza di tutte le sigle sindacali è opportuna per valutare congiuntamente il piano di esuberi».
Più marginale appare il problema relativo alle elezioni delle Rsu: «Ci pare un problema secondario in questo momento – osserva Della Spora – in azienda ci sono poche lavoratrici e la fabbrica è mezza chiusa, da qui a settembre non sappiamo esattamente cosa succederà. Il mandato delle attuali Rsu è scaduto da tempo, ma di comune accordo abbiamo scelto di non modificare questo tipo di situazione. Se però la Cgil vuole per forza di cose queste elezioni bulgare, possiamo anche farci da parte, così le le minoranze non saranno rappresentate. Piuttosto una riflessione va estesa al fatto che improvvisamente le Rsu della Cgil vanno a genio a tutti, dopo che erano state mal digerite per molto tempo. Forse qualcuno pensa che mandare avanti loro sia il sistema più congeniale per sottrarsi dalle responsabilità».
Più delicata, infine, la questione legata ai rapporti con la proprietà, anche perché come sostengono gli esponenti di Cisl e Uil «Non ci pare che la situazione sia cambiata nel passaggio da Barontini a Santoro». Quello della profonda crisi aziendale, in fin dei costi, rimane il vero punto focale della questione, malgrado non sia di semplice risoluzione: «L’azienda ad oggi non deve più promettere, deve fare i fatti. Se hanno così tante possibilità a disposizione, come dicono, che facciano un piano industriale adeguato – puntualizza Franceschetti -. Abbiamo aspettato e rispettato i loro tempi, ora devono davvero tirare fuori il coniglio dal cilindro, se veramente c’è. Se non c’è significa che il gioco è finito. In questo lasso di tempo devono dirci chi mette i soldi e chi crea lavoro».