di Lorenzo Falconi
GROSSETO – La battaglia tra sigle e sindacali e quindi tra dipendenti della stessa azienda è senza esclusioni di colpi. Alla ex Mabro il clima di tensione diventa sempre più rovente ad ogni passo spinto e i punti di unione tra lavoratori che per anni hanno sudato fianco a fianco, ormai, non si vedono più all’orizzonte. Da una parte la Cigl con il nucleo più compatto di dipendenti che hanno scelto di contestare l’operato dell’azienda Abbigliamento Grosseto, dall’altra Cisl e Uil che sostengo coloro che rappresentano la minoranza e che ancora prestano servizio in fabbrica nel nome della continuità produttiva. Proprio dalla minoranza di maestranze, arriva un documento firmato da 27 dipendenti in cui si punta il dito contro l’operato della Cgil e della Rsu, rea di non aver firmato la richiesta di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale. «Ci vuole una bella dose di irresponsabilità – attaccano le maestranze -, dalla Cgil hanno sempre detto di difendere il lavoro, ma a vedere come si comportano si direbbe il contrario. Se la cassa non dovesse arrivare, tutte le lavoratrici e i lavoratori della ex Mabro sapranno chi ringraziare».
«Ci vuole una bella faccia tosta per fare le sceneggiate come quelle viste nella sala del consiglio comunale in occasione della visita del presidente della Regione Enrico Rossi – incalzano le maestranze -. La prima richiesta fu proprio quella della cassa integrazione, la stessa che ora buttano a mare, e non si capisce per quale scopo».
«Ci auguriamo – concludono le maestranze che hanno firmato il documento – che il ministero del lavoro accolga la richiesta di cassa integrazione che è stata firmata dagli altri sindacati, in modo da poter contare nei prossimi mesi su questo paracadute che ci permette di andare avanti. Vorremmo fare una sola domanda alla Cgil; perché volete la chiusura della Mabro?».