di Daniele Reali
GROSSETO – In Maremma da maggio ad agosto sono più di 380 i giorni dedicati alle sagre e alle manifestazioni gastronomiche (il dato è approssimativo) approssimativo Troppi secondo la Confesercenti che lancia l’allarme a distanza di un anno dalla stesura del regolamento sulle sagre, redatto dal comune di Grosseto e mai approdato in consiglio per la sua approvazione (nella foto da sinistra Walter Bartolomeo Barraco, Mario Filabozzi, Gloria Faragli e Giovanni Caso).
«Il fenomeno delle sagre è una minaccia per bar e ristoranti del nostro territorio» dice Gloria Faragli, direttore di Confesercenti, «e per questo c’è bisogno di regolamentare il settore. Dall’inizio dell’anno il saldo tra imprese aperte e chiuse nel comparto della ristorazione è di – 13 e le previsioni per la fine del 2013 ci dicono che salirà a – 38». Dati preoccupanti legati alla crisi, ma anche, secondo Confesercenti, al «proliferare selvaggio» delle sagre che in provincia di Grosseto si moltiplicano ogni anno. «Ce ne sono di tutti i tipi – spiega Mario Filabozzi di Confesercenti – e per lunghi periodi: nel comune di Grosseto addirittura una sagra arriva a 33 giorni. Nel comune di Gavorrano, nei mesi di luglio e agosto, si arriva a 83 giorni di sagre con più manifestazioni in contemporanea».
«Biaogna arrivare ad un regolamento – dice Giovanni Caso, presidente della Fiepet, la federazione di settore – perché c’è anche un problema occupazionale: qui si parla di 300 posti di lavoro a rischio che devono essere tutelati così come ci si impegna a livello pubblico per tutelare i 220 posti di lavoro di una delle aziende del manifatturiero di questa città (Mabro, ndr)».
Le richieste dei ristoratori sono essenzialmente tre: ridurre la durata delle singole manifestazioni e i giorni complessivi dedicati alle sagre; legare l’organizzazione delle sagre a specifici prodotti del territorio. Le norme sulla liberalizzazione varate dal governo Monti hanno generato in alcuni casi anche un incremento dei giorni di sagra e per questo la Confesercenti vuole attivare una concertazione che porti alla definizione di regole precise ispirate anche al buon senso. «Noi andremo avanti con le nostre richieste e non ci arrenderemo» dice uno dei ristoratori che come provocazione lancia anche la proposta di far organizzare in tutti i comuni della provincia una sagra di bar e ristoranti.