GAVORRANO – La mozione presentata dal senatore Riccardo Nencini era «doverosa per ragioni democratiche». Sul “caso Gavorrano” e sul ricorso presentato contro la lista Iacomelli e contro il sindaco socialista intervengono i vertici provinciali e regionali del Psi che replicano alle posizioni di Sinistra Ecologia Libertà. Le segreterie di Sel erano intervenute con «toni fortermente aggressivi» che non sono stati “digeriti” bene a Grosseto e a Firenze.
La mozione, depositata in Senato, intorno al 20 di giugno, da Nencini e da altri parlamentari, chiedeva che si facesse chiarezza sull’interpretazione della norma che disciplina la presentazione delle liste elettorali. Tema sul quale è basato il ricorso presentato da Massimo Borghi e dai candidati della sua lista.
«La mozione è volta all’emanazione di un “ordine”, atto amministrativo tipico all’interno della macchina statale» dicono dal Giorgi e Ciucchi. «Un tipico rimedio all’incertezza interpretativa di una norma – aggiungono – è rappresentato infatti dall’emanazione di atti di interpretazione autentica da parte del Parlamento che ne ha la naturale prerogativa quale supremo organo democratico».
Una vicenda quella di Gavorrano che ha superato fin da subito i confini locali e che sembra sempre più al centro del dibattito politico dentro il centrosinistra, della provincia di Grosseto e adesso anche della Toscana.
«Il ricorso al Tar promosso ai primi di giugno non è illegittimo in sé, ma è basato su un’interpretazione giuridica assai controversa di una norma da parte di una recentissima pronuncia del Consiglio di Stato, figlia di una lettura fortemente restrittiva di tale norma, e in contrasto con la sua “ratio”».
La norma sulla presentazione delle liste, secondo il Psi, «era nata per favorire la partecipazione alle elezioni». La sentenza del Consiglio di Stato invece, spiegano dal Psi «ha semplicemente sovvertito questa ventennale prassi di applicazione, attuata anche da tutte le liste alle precedenti elezioni di Gavorrano, senza che nessuno ne ponesse in dubbio la validità».
Incertezze normative che secondo il Psi potrebebro essere chiarite proprio dal Parlamento. Rispetto invece alla situazione che vide decadere Massimo Borghi nel 2012 «il caso non è confrotabile: allora – concludono Giorgi e Ciucchi – Borghi violò una norma indiscutibile».