di Barbara Farnetani
GROSSETO – Ti porto le lasagne, oppure vieni con la spesa. Così, adattando il gergo al luogo dello spaccio o all’acquirente, tre spacciatori avevano trovato il modo di rendere particolarmente difficili eventuali intercettazioni telefoniche sulla loro attività. Se la cocaina era destinata ad un ristoratore, ad esempio, si trasformava in lasagne, o in carrello della spesa se l’appuntamento era di fronte al supermercato. Anche per questo le indagini sono andate avanti a lungo prima che i carabinieri riuscissero a mettere le manette ai polsi a tre uomini, un nuorese di 36 anni, e due stranieri, un rumeno di 28 e un albanese di 34. a capo del sodalizio criminale c’erano l’Albanese, senza fissa dimora e particolarmente mobile sul territorio, e l’italiano che invece vive a Scansano.
Le indagini sono partite a gennaio grazie ad una intuizione del Nucleo radiomobile della compagnia di Grosseto che ha iniziato a monitorare l’albanese. I tre reperivano la cocaina fuori Grosseto, per poi smerciarla in zona. A procurare la droga tra Marche, Livorno e Roma, anche attraverso contatti su internet, era proprio l’albanese. La droga veniva rivenduta a 60 euro al grammo ad una clientela vasta, sia italiana che straniera. Lo spaccio minuto era perlopiù affidato al rumeno. Gente d’esperienza, che sapeva come muoversi, anche in auto, procedendo lentamente per essere certi di non essere seguiti. Anche quando giungevano nel luogo degli appuntamenti capitava che facessero spostare più volte il loro contatto, da un luogo ad un altro, proprio per avere la certezza di non essere controllati.
Quando il gip, Giuseppe Coniglio, ha emesso le tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, il più difficile da trovare è stato proprio l’albanese, senza fissa dimora. Alla fine i carabinieri lo hanno individuato in città. Quando ha visto i carabinieri per lui è stato troppo tardi. Un gesso ad una gamba gli ha impedito ogni tentativo di fuga. I tre si trovano presso il carcere di Siena.