SCARLINO – «La Rinascita di Scarlino trova insoddisfacenti gli esiti del vertice tenuto presso il comune di Scarlino tra Provincia, Comune, ARPAT e Asl 9» in merito allo sforamento dei limiti di diossina. Così il consigliere Michele Marchiani che afferma «c’è una capziosa volontà di ridimensionare l’accaduto e le responsabilità. Anche stavolta – prosegue Marchiani – si fornisce una tendenziosa versione dei fatti parlando di “errore”, un termine che non dice nulla sulla natura dell’omissione delle disposizioni previste dall’AIA. C’è una colpevole omissione da parte della gestione (mancato controllo trimestrale linea E2 peraltro previsto nei vincoli dell’autorizzazione), e ci pare che ci sia un’ambiguità tutt’altro che accidentale da parte di provincia e comune nel ricostruire gli eventi. Soprattutto ci sembra inutile soffermarsi tanto sui controlli richiesti tralasciando completamente ogni aspetto sanzionatorio in caso di mancanza degli stessi. Infine auspichiamo che la relazione richiesta da Asl 9 in merito alle cause che hanno determinato la non conformità delle emissioni, oltre a quella sulla valutazione dell’impatto delle sorgenti di contaminazione alimentare, siano rese fruibili in modo trasparente quanto prima».
«Grave apprensione per il pericolo che la presenza in atmosfera di elementi così inquinanti rappresenta per la salute pubblica» la esprime invece il Psi scarlinese e provinciale. «Il rilevamento di diossina nella piana di Scarlino denuncia inequivocabilmente la pericolosità dell’incenerimento dei rifiuti urbani trasformati in CDR (combustibile da rifiuti), come la combustione in genere. In oltre, le emissioni dell’impianto di Scarlino Energia si sono aggiunte e si aggiungono a quelle degli altri stabilimenti dell’area industriale del Casone, accentuando la pericolosità, già notevole, delle fonti inquinanti. L’evento del maggio scorso ha dimostrato l’insufficienza dei controlli, diretti ed indiretti, effettuati sulle emissioni dell’impianto di Scarlino Energia e, conseguentemente, fa supporre analoga carenza per tutta l’area industriale, tanto più che l’annunciata costituzione di un’agenzia provinciale per il controllo dell’inquinamento, più volte promessa dal presidente della Provincia di Grosseto, non risulta che stia operando, mentre i segnali di una recrudescenza dei tumori nella zona accentuano l’esigenza, non soddisfatta per l’assenza di un monitoraggio da parte delle autorità sanitarie, di comprenderne cause ed origine».
«La recente fuga di diossina al Casone di Scarlino ha prima di tutto messo in evidenza una preoccupante ed inaccettabile inefficienza del sistema di controlli» così il circolo Sel di Follonica e Sarlino che precisa. «Fino a quando, con il controllo di tecnici esterni all’azienda, non saranno chiarite le cause della fuoriuscita di diossina e non saranno applicati efficaci rimedi, compresi controlli ben più stringenti, tipo l’installazione di un sistema di monitoraggio in continuo a carico dell’azienda, della riattivazione dell’impianto non è proprio il caso di parlarne! Si dovrà provvedere a effettuare delle rilevazioni accurate di contaminazione, oltre sui lavoratori della zona, anche su tutta la filiera agro-alimentare. Ma non si può vivere in queste precarietà ed insicurezza, connaturate all’incenerimento: ciò che è accaduto pone l’esigenza di un serio ripensamento della scelta industriale a suo tempo effettuata tra mille contrasti. Sel ritiene che siano oramai maturi i tempi per iniziare a mettere in campo un nuovo modello di trattamento dei rifiuti, basati sulla loro drastica diminuzione, sulla preselezione e sul riciclo; un modello ambientalmente più sicuro ed economicamente più conveniente, garantendo i medesimi livelli occupazionali».