di Barbara Farnetani
ROSELLE – Una lettera, consegnata dalle donne grossetane, dalle lavoratrici grossetane, nelle mani di Susanna Camusso segretario nazionale del Cgil, per chiederle di non arrendersi, non molare la lotta. In questo 2013 in cui la crisi sembra più nera che mai, a pagare il prezzo più alto sono gli anelli deboli della catena, anziani, giovani, donne. Proprio per questo la Cgil ha deciso di dedicare una delle sere della sua festa alla Cava di Roselle, al tema “Essere donne in tempo di crisi”, un incontro a cui, oltre al segretario Camusso, hanno partecipato anche Fulvia Perillo consigliera provinciale di parità Grosseto, Vittoria Doretti medico responsabile del progetto “Codice Rosa”, Reana De Simone presidente della commissione pari opportunità Provincia di Grosseto. «La precarizzazione ha penalizzato soprattutto le donne e i giovani. Quando si è scelto di tagliare il welfare – afferma Camusso – si è dato per scontato che le donne avrebbero fatto da supplenti di ciò che welfare non forniva più».
«Nel nostro territorio ci sono numeri che fanno paura. Dai dati del Centro per l’impiego – spiega Claudio Renzetti, segretario generale della Camera del lavoro di Grosseto – emerge che in provincia di Grosseto siamo passati dai 25.733 disoccupati del 2011 ai 31.199 del 2012, ma scomponendo il dato si scopre che le donne iscritte alle liste di disoccupazione sono il 60% del totale: oltre 18 mila. Erano 5.727 in più degli uomini nel 2011 e 6.269 nel 2012».
«Se poi guardiamo i dati relativi agli avviamenti al lavoro, vediamo che pur riducendosi quasi completamente in termini assoluti il gap fra uomini e donne, rimane invece una differenza netta rispetto alle tipologie di contratto. Le donne, cioè, vengono assunte molto meno degli uomini a tempo indeterminato, con una forte incidenza del part time, e con assunzioni precarie a tempo determinato, specialmente con contratti di lavoro intermittente, interinale o per sostituzioni. Insomma – conclude Renzetti – con l’inasprimento tipico delle fasi di crisi, continua ad esserci un problema quantitativo e qualitativo rispetto al lavoro femminile, che oltretutto non riguarda solo le fasce di lavoratici più giovani ma si acuisce nelle fasce d’età più alta. In una situazione come questa tutta una serie di conquiste rischia di essere messa in discussione. Anche per questo abbiamo voluto portare alla festa le facce della crisi, con le loro storie, le loro condizioni, perché vogliamo che non siano invisibili».
«Per uscire dalla crisi serve una riduzione fisacle su lavoro e pensioni – prosegue Camusso – favorendo la ripresa dei consumi. È giusto anche che una delle priorità siano i giovani, ma non è questa la scossa che serve per rimettere in moto l’economi e il cambiamento: serve una effettiva ridistribuzione fiscale». Quanto poi agli incentivi per chi assume giovani che sono privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, Susanna Camusso non è contraria «L’alto abbandono scolastico che c’è nel nostro paese – precisa – è causato dall’aver teorizzato, per troppo tempo, che studiare non era necessario; è giusto ricostruire percorsi per chi è caduto in questa trappola, purché li si affianchi con un percorso di formazione».