di Giulia Carri
LONDRA – Molti conoscono Liliana Tamberi per la carriera musicale ed artistica, voce della Maremma a Sanremo nel 1998, importanti collaborazioni musicali in tutto il mondo, poi in televisione con Giorgio Panariello. Quanti maremmani conoscono invece l’altro grande successo della sua vita? La seconda anima della sua arte, la cucina, che affonda le radici nella storia della sua famiglia e della nostra terra e che da oltre un decennio esprime nel suo ristorante londinese, il Foodlab al 56 di Essex Road. Un posto dove si dimentica lo stress della metropoli e grazie ai sapori e gli odori, si rievocano le atmosfere della Maremma Toscana.
È lì che vado a trovarla, lei esce dalla cucina sorridente, mi presenta e serve il suo cibo, poi si siede accanto a me e inizia la sua storia.
Quando hai scelto definitivamente di venire qua e dedicarti all’arte della cucina?
“Nel 2001. Stavo facendo il programma televisivo con Panariello e lì capii profondamente che volevo sperimentarmi in altro, in un lavoro più concreto, più sicuro. Avevo questa grande passione per la cucina e decisi di venire a Londra per approfondirla. Ho cominciato a lavorare nelle cucine di grandi Chef come Jamie Oliver, Giorgio Locatelli e ho imparato molto sulla cucina internazionale.”
Hai preferito i fornelli al palco quindi?
“Qualcosa di diverso stava maturando in me. Avevo successo come cantante, ma non riuscivo ad immaginare il mio futuro nelle tournee, con la chitarra in spalla. La vita dell’artista è bellissima ma si sa è faticosa e incerta. Volevo fare qualcosa che mi desse sicurezza nella fase matura della mia vita e la cucina e la ristorazione rappresentano questo per me.”
È stato facile?
“Ovviamente no. Mia madre inizialmente non capiva perché nonostante il successo avessi scelto di mollare la mia carriera musicale per ricominciare da zero in un settore completamente nuovo. Non riusciva neanche a dirlo alle amiche! Adesso ovviamente è la mia prima fan e molto orgogliosa, ma questa per me è stata un’impresa combattuta dall’inizio alla fine. Per questo la amo così tanto. In Italia ero famosa, qua non ero nessuno, non parlavo bene neppure la lingua ma è stato proprio questo che mi ha permesso di vincere la sfida. Rimettermi in gioco è stato bellissimo, sono una combattente di natura, mi piacciono le montagne ripide da scalare!”
Parlami di questo posto, cosa rappresenta, quanta Maremma c’è qua dentro?
“Nel Foodlab c’è tanta Maremma quanta in me. Guardati intorno… ci sono i libri sulla Maremma, ed io di solito mi vesto da Buttera… indosso i vestiti della Sartoria di Maremma, che adoro e vado a prendere direttamente lì, perché qua in Inghilterra ancora non ci sono, purtroppo. Gli inglesi adorano questo abbigliamento, mi chiedono dove lo trovo e io ovviamente faccio pubblicità, alla zona di Pancole in questo caso.”
Quali altri prodotti nostrani porti qua a Londra?
Porto i formaggi, i salumi, il vino e l’olio, ma l’olio lo faccio io. Si chiama Webber&Webber, siamo io e mio marito…
Cioé?
È stato il nostro regalo di nozze, mi chiese se volevo un anello, ma io ho preferito un oliveto per fare l’olio. Così ce lo siamo dedicato e lo abbiamo chiamato come lui, Webber, ed io dopo averlo sposato. Ho scelto la zona di Torniella perché da lì viene la famiglia della mia mamma, dove mio nonno era partigiano. Le mie origini sono lì e volevo tenerle vive per sempre. Torno sempre in Maremma per seguire la raccolta e la spremitura, porto io le olive di notte al frantoio. È uno dei momenti che amo di più.
Quale immaginario hanno i tuoi clienti inglesi sulla Maremma?
La Maremma ancora la conoscono in pochissimi. Conoscono la Toscana, ma non la nostra zona, per questo cerco di fare in modo che il mio ristorante sia una sorta di azienda per la promozione della Maremma. Anche le ricette, che ovviamente sono fusion per andare incontro ad una clientela internazionale, partono tutte dai sapori della nostra tradizione culinaria. Non potrei fare a meno di questa tradizione, sono maremmana al 100% e sono orgogliosa di esserlo, non riesco neppure a perdere l’accento dopo 12 anni!
Il tuo staff è italiano?
La maggior parte, uno dei nostri Chef, Giacomo, è Grossetano. Lavorare con lui è bellissimo perché venendo dalla stessa terra condividiamo un mondo di sapori e ricordi.
Secondo te cosa dovrebbe fare la Maremma per essere conosciuta come merita all’estero?
Domanda da un milione di dollari… Forse investire molto, tanto di più nella promozione del territorio e dei suoi prodotti tipici, anche se il momento adesso è difficile. Ma la promozione, l’investimento nella comunicazione della nostra terra, potrebbe essere una scelta vincente.
Per info: www.foodlablondon.com