FOLLONICA – Si continua a parlare di nomadi, ma sono persone stanziali, munite di documenti» Sergio Pieri, del Coordinamento Interparrocchiale Opere Caritative di Follonica, interviene sulla polemica Rom. «Il nomadismo non è una libera scelta dei Rom e dei Sinti: in passato è stato principalmente determinato dalle persecuzioni, e oggi è conseguente agli allontanamenti e dal rifiuto delle comunità locali che non permette loro un luogo dove poter stanziare, potendo usufruire di acqua, servizi igienici ed energia elettrica» (nella foto l’accampamento attuale).
«Ci pare che il percorso d’inclusione debba continuare, ma camminando su due piani. Riteniamo giustissimo che queste persone adempiano i doveri richiesti a ogni cittadino, come la scolarizzazione dei figli, il lavoro, il rispetto delle norme civiche di buona convivenza e della legalità in tutte le sue sfaccettature – afferma Pieri -. Tuttavia riteniamo di poter dire che manca la seconda faccia della medaglia, almeno per quelle persone che hanno occupato le cronache negli ultimi giorni: mentre si chiedono loro questi doveri e impegni, non si mettono nella condizione di poterli rispettare, e si vorrebbe spostare il “problema” su altre realtà o comunità vicine».
«Si scopre, e lo dicono i giornali di questi giorni – prosegue Pieri -, che l’attuale area camper è troppo vicina alla città, per dare una sistemazione provvisoria a due famiglie con bambini che vivono comunque in questa comunità cittadina da tanti anni, e il giorno dopo si dice che tale area è troppo lontana dalla città per i camperisti che vengono a Follonica per il giusto riposo. Ben altra sensibilità, costatiamo amaramente, c’è nella pubblica opinione circa l’opportunità di spazi definiti perfino per i nostri animali domestici. Pensiamo a queste due famiglie ROM, in particolare pensiamo ai loro bambini e adolescenti che hanno gli stessi sogni e le stesse paure dei nostri bambini e adolescenti. Favoriamo l’ascolto reciproco, accogliamo il buono che ogni storia umana porta con sé!»
«Certo, la strada non è in discesa, anzi! – afferma ancora Petri – Gli ultimi avvenimenti di Follonica sono particolarmente gravi per la facilità di mobilitazione “contro” che si è realizzata in poco tempo, se è vero che sono state raccolte 7000 firme che testimoniano, nel migliore dei casi, una superficiale campagna di sensibilizzazione che ci ha resi presenti anche a livello nazionale e che, questo sì, non ha fatto un servizio positivo all’immagine di Follonica come città accogliente e città cresciuta per il lavoro di numerosi cittadini immigrati da tante parti di Italia e del mondo».
«Tuttavia siamo sempre più convinti che il bene comune e la dignità di ogni persona dovrebbero motivare noi, le comunità cristiane, le Istituzioni come la scuola e i pubblici amministratori, a costruire percorsi di convivenza dentro realtà sociali e culturali complesse – conclude Petri -. Speriamo veramente che le nostre scelte future nell’affrontare questioni complesse come questa siano animate costantemente dalla solidarietà, fraternità, spirito di condivisione e non dall’indifferenza e dall’egoismo!»