di Giulia Carri
LONDRA – Incontro David Franchi di Grosseto, classe ’66, un Sabato mattina soleggiato, nel grazioso quartiere Angel a nord di Londra; facciamo colazione insieme e racconta la sua storia.
Quando sei arrivato a Londra e perché?
“Era la primavera del 2008, sentivo di aver chiuso alcuni cicli della mia vita ed ho avuto la possibilità di vincere una borsa di studio offerta dalla Provincia che mi ha permesso di venire qua per un mese e mezzo a migliorare l’inglese. A settembre del 2008 ho deciso di trasferirmi in Gran Bretagna e cercare un lavoro, volevo vivere una nuova dimensione e nuove esperienze nonostante l’età.”
Hai trovato subito lavoro?
“Si subito, dopo due giorni: ho preso casa sabato e il martedì successivo mi hanno chiamato per il colloquio, avendo postato 3-4 curriculum su internet. Il luogo di lavoro era Brighton, vicino Londra, traducevo videogiochi dall’inglese all’italiano. Ma ho lavorato solo tre giorni perché è iniziato il Credit Crunch, la crisi economica e hanno subito licenziato tutti quelli del team di lavoro.”
Hai pensato di tornare in quel momento?
“No, ho fatto altri lavori che mi hanno accompagnato fino ad oggi, approfondito l’inglese. Volevo capire il loro stile di vita.”
Questa londinese è stata la prima esperienza di vita all’estero per te?
“No, sono un pioniere del Progetto Erasmus, nel 1990 sono partito per studiare prima in Belgio poi in Olanda. Ho lavorato in Italia, anche a Grosseto dopo la laurea, ma viaggiare mi ha sempre affascinato molto.”
Quali sono le differenze principali che vedi tra la Maremma e le altre realtà?
“Ovviamente non si possono fare paragoni, ma dopo anni posso dire che ogni città, grande o piccola che sia ha i suoi pregi ed i suoi difetti. I londinesi che ci sono stati pensano che la Maremma rappresenti il massimo della qualità di vita. Il mio dentista per esempio non comprende perché io continui a stare qua quando potrei vivere in un paradiso naturale come la nostra terra.”
E tu che ne pensi? Perché rimani?
“Perché ho un lavoro prima di tutto, cosa che in Maremma non avevo in modo continuativo. L’Inghilterra ha uno stato sociale che ti aiuta, anche se poco, nei momenti in cui sei disoccupato; e poi perché tra i pregi di questa città c’è la sua offerta culturale che è altissima e che a me piace molto”
Londra ti ha dato quindi la possibilità di approfondire le tue passioni culturali?
“Sì, completamente. Sono un giornalista, anche se mi occupo di marketing in questo momento. E Londra mi ha permesso di coltivare la grande passione che ho per l’arte e il giornalismo in questo campo. Infatti dal Novembre del 2012 gestisco il mio sito www.londonartreviews.com dove pubblico articoli e recensioni sugli eventi artistico- culturali della città che ha collegamenti anche con la nostra terra, come la storia del cosiddetto Tesoro di Montecristo.”
Invece come vivi il tuo essere Maremmano qua?
“I maremmani a Londra sono tanti, da tutta la provincia. Alcuni di loro che conoscevo da anni li ho ritrovati qua, per caso. La città è talmente grande che non abbiamo un vero e proprio punto di ritrovo, anche vedersi spesso è difficile, ma in molti siamo in contatto, almeno in rete, e questo ci permette di viverci. Quando sono arrivato a Londra conoscevo una sola persona in totale, adesso ho più contatti.”
Mangi comunque i nostri prodotti qua a Londra? Li trovi facilmente?
“Sì, nei maggiori supermercati trovo molti prodotti di casa nostra.”
Ti manca la Maremma?
“Ormai l’emigrazione non è più quella di una volta, i mezzi di comunicazione permettono di essere aggiornati su quello che accade in tempo reale e di mantenere contatti e relazioni con la famiglia e gli amici, i voli low-cost poi rendono questa mancanza molto sopportabile, ecco.”
E gli inglesi conoscono la nostra zona?
“Purtroppo, non molto. Conoscono la Toscana, ma ancora la Maremma è sconosciuta ai non cultori di un certo tipo di turismo, di cibo o stile di vita. La cosa più triste è che solo con la tragedia della Concordia e il nome di Schettino il popolo inglese ha scoperto in massa la Maremma. Questo, per la ricchezza naturale e le potenzialità che abbiamo, è assurdo.”
Dopo questi anni, se trovassi una situazione lavorativa appagante, torneresti?
“Credo di sì, ma non vedo opportunità lavorative al momento, quindi la scelta non si pone.”