GROSSETO – Sono già 91 le imprese del commercio e del turismo che nei primi 4 mesi del 2013 hanno cessato la loro attività in provincia di Grosseto. Numeri che mettono in evidenza come la crisi sia ormai un fenomeno che non può più essere ignorato, soprautto per quanto riguarda la politica fiscale.
In Toscana i dati dell’osservatorio nazionale della Confesercenti segnalano una situazione critica per le imprese che operano in questi due comparti: nel primo quadrimestre di quest’anno si sono registrate 397 nuove attività, mentre le cessazioni sono state 1.324 con un saldo negativo di 927 aziende.
Un quadro nel quale la realtà economica della provincia di Grosseto non fa eccezione. Secondo le previsioni basate sui dati dell’osservatorio infatti si stima che nel 2013, se non ci saranno interventi mirati, in provincia di Grosseto chiuderanno 270 aziende con una ricaduta sull’occupazione molto pesante perché si potrebbero perdere più di 700 posti di lavoro.
Ecco alcuni dettagli dell’indagine condotta dall’osservatorio e che riguarda la provincia di Grosseto. Nel settore “alloggio e somministrazione (turismo)” le imprese registrate sono 2.444: le nuove iscrizioni sono 18, quelle cessate 49 con il saldo negativo di -31 e una previsione per il resto del 2013 di -92. Nel settore della “ristorazione” si contano 1.201 imprese: 7 sono le nuove iscrizioni, 20 quelle cessate con un saldo negativo di -13 e una previsione di -38. Per quanto riguarda i “bar” il numero delle attività è di 768: 8 le nuove iscrizioni, 24 le chiusure con un saldo di -13 e una previsione di – 47. Nel comparto “abbigliamento e calzature” in provincia ci sono 570 aziende: 6 sono le nuove attività, 26 le cessazioni con un saldo di -20 e una previsione di -59. Per concludere le “macellerie”: sono 99 in provincia con 19 nuove iscrizioi e 20 chiusure; il saldo è di -1 e la previsione di -2.
«Questi numeri dimostrano come ci sia bisogno di una netta inversione di tendenza» osserva il direttore di Consercenti Grosseto Gloria Faragli. «È necessario scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per il mese di luglio. Sarebbe soltanto un’altra misura che aggraverebbe la situaizone. Per contrastare la crisi che interessa sempre più aziende anche nella nostra provincia si deve ridurre la pressione fiscale e iniziare a dare risposte concrete alle esigenze delle imprese». Per la Confesercenti infatti è importante che, oltre ad un’attenta revisione della politica fiscale, si intervenga anche in altri ambiti. «Si deve favorire l’accesso al credito – aggiunge Gloria Faragli – e bisogna rivedere anche l’impostazione che riguarda la totale cancellazione delle regole nel commercio: c’è da ripensare alle scelte che hanno portato alla liberalizzazione “selvaggia” del settore che di fatto è l’unico in Italia che è stato liberalizzato. Se non viene arrestata questa costante “emorragia” che riguarda le imprese del territorio si rischia non solo di perdere reddito e posti di lavoro, ma anche di non avere più servizi nelle città e nei centri abitati e di andare incontro ad una desertificazione dei centri storici e delle periferie. Se chiudono i negozi si generano anche disservizi che si ripercuotono sia sui residenti che sui turisti, si perde l’identità dei luoghi e della comunità».
Aspetti dunque che vanno oltre agli effetti che la crisi provoca sull’economia e che stanno alla base delle richieste che Confesercenti avanza come piattaforma di rilancio a governo e istituzioni.