GROSSETO – In merito alla annosa questione delle sagre, Confcommercio ribadisce la propria posizione, peraltro già più volte espressa, sia a livello provinciale che regionale. «Le sagre non rappresentano più eventi sporadici per promuovere prodotti tipici o per ravvivare le serate più noiose di alcune località; ormai sono una catena organizzata, articolata con continuità e perfetta scelta dei tempi e alternanza di località vicine. Si mettono a tavola centinaia e centinaia di persone offrendo menù ricchi e vari, spesso del tutto slegati dalle produzioni e dai produttori locali. Capita anche che i cuochi e gli inservienti siano gli stessi, che passano da una sagra all’altra per dare il loro contributo. E’ evidente che una presenza così massiccia ed articolata di eventi mette in discussione l’esistenza stessa delle imprese di ristorazione e dei posti di lavoro ad esse connessi. Le sagre devono essere un’occasione di promozione del territorio e dei suoi prodotti, non una forma di concorrenza sleale nei confronti delle imprese e dei loro dipendenti. Regole quindi, ci vogliono regole, regole e strumenti di controllo seri per farle rispettare: basta con i regolamenti comunali che prevedono sanzioni da 80 a 400 Euro per chi trasgredisce».
«Secondo noi una sagra deve promuovere una produzione o una tradizione locale: pochi piatti legati al tema – spiegano da Confcommercio -. La durata deve essere contenuta, massimo 5-7 giorni continuativi. Gli ambienti dove si cucina devono essere conformi alle norme, così come i bagni devono essere puliti e adeguati al numero di ospiti. Il numero dei coperti serviti deve essere congruente con le caratteristiche del luogo e non creare una sorta di schiacciante monopolio. Anche l’impatto ambientale dovrebbe essere minimo: piatti e stoviglie in materiale riciclabile, raccolta differenziata dei rifiuti. Usare bambini per servire a tavola è proibito dalla normativa: se accadesse in un ristorante la sanzione sarebbe pesantissima, specie se servissero alcolici. Molti comuni hanno approvato opportuni regolamenti, qualcuno ci sta lavorando sopra: se li leggiamo sembrano anche accettabili; il problema, come abbiamo accennato, è nella assoluta inadeguatezza delle sanzioni ma, soprattutto, nella mancanza di controlli».
«Dovremmo essere tutti d’accordo che le regole che valgono in un ristorante dovrebbero essere applicate anche per le sagre. Concludono da Confcommerico -. Quanti controlli vengono fatti per verificare il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza? Chi e quando verifica la merce acquistata per controllarne la rispondenza ai criteri qualitativi e la congruenza con i ricavi dichiarati o, meglio, con quelli presumibili dal numero di coperti serviti? Perché gli studi di settore che si usano nella ristorazione non trovano applicazione per le sagre? Chi controlla la congruenza dei ricavi ed il relativo utilizzo per le finalità dichiarate? Confcommercio da anni chiede regole e sanzioni adeguate, una reale concertazione che contribuisca ad animare le nostre località nei periodi di bassa stagione, un legame stabile con le tradizioni locali, con i produttori e con la cultura alimentare che ci contraddistingue. Chi vuole organizzare un evento deve garantire trasparenza di scopo e di impiego degli introiti. In alternativa deve giocare con le regole imposte dalla legge: apra un ristorante, assuma dipendenti e paghi le dovute imposte».