di Barbara Farnetani
GROSSETO – Dieci arresti per spaccio di sostanze stupefacenti. A finire in carcere sono stati, tra gli altri, due coppie di Roccastrada, una con un figlio piccolo.
La vasta operazione antidroga che ha interessato tutta la provincia, con particolare attenzione per la zona nord, Roccastrada, Gavorrano, Massa Marittima, era partita settembre scorso, quando a finire dietro le sbarre erano stati tre ragazzi, tra cui una giovane coppia di Roccastrada. Le indagini dei carabinieri di massa Marittima erano però proseguite anche dopo l’arresto, tanto che, a febbraio scorso, a finire a via Saffi erano stati due tunisini di 26 e 24 anni, conosciuti come Tony e Samir (nella foto sopra un momento dello spaccio con due clienti).
Ma le indagini non si erano fermate neppure allora, perché i carabinieri avevano potuto appurare una vera e propria rete di persone che si occupava di dare alloggio, trasportare eaiutare i due stranieri nello spaccio. I due collaboravano con due famiglie di Roccastrada, la prima, i cui coniugi hanno entrambi 41 anni, li aveva anche ospitati nella propia abitazione, occupandosi di ogni loro esigenza, arrivando persino a lavargli la biancheria. La seconda, invece, operaio di 56 ani lui e 41 anni lei, con un figlio piccolo, sioccupava di trasporatre i due nei luoghi dello spaccio o dell’approvvigionamento, così come faceva un grossetano di 30 anni, tutti poi, gestivano anche una piccola attività di spaccio.
Impervie le zone che venivano scelte per lo spoaccio di quello che era un vero e proprio bazar: marijuana, hashish, mdma, metadone, cocaina e eroina economica e di scarsa qualità che veniva utilizzata perlopiù per essere fumata (nella foto sopra).
Gli spacciatori sceglievano bene le zone di spaccio, in cui sostavano un’oretta per ricevere i propri clienti, tutti controllati e sicuri. Particolarmente gradite le zone boschive tra Gavorrano e Roccastrada, ma anche la pineta di Marina. Zone collaudate, così che in due si potesse tenere d’occhio chi andava e veniva. Zone di funghi o di asparagi, così che le macchine potevano essere scambiate per quelle dei fungaioli (sopra auto in fila in attesa di acquistare la merce).
Tra i compiti degli italiani accompagnare i due tunisini a Pisa, dove è la base dello spaccio, per approvigionarsi. E proprio Pisa è il nodo di tutto, la città da cui partono quelle che vengono definite “batterie” piccoli nuclei di spacciatori organizzati che vengono innestati sul territorio all’interno di un tessuto fertile, gente irregolare, pronta a dileguarsi e farsi sostituire da altri tunisini a cui passano il proprio “portafogli clienti”.
Se fino a cinque o sei anni fa gli spacciatori fornitori si fermavano nei grossi centri dove venivano raggiunti dagli spoacciatori minuti che portavano la merce in periferia, ora si disseminano direttamente nel territorio, tagliando così gran parte del richiuo del viaggio.
Un’indagine non semplice quella dei carabinieri di Massa Marittima, proprio a causa dei luoghi impervi, anche se sempre vicini a vie di percorrenza scelti dagli spacciatori. Per ritrovare la droga, nascosta in buchi e anfratti del terreno, è stato necessario l’intervento del nucleo cinofilo di Firenze.
Dopo i cinque arresti avvenuti tra settembre e febbraio le manette sono scattate anche ai polsi dei quattro roccastradini e del grossetano. Agli arresti domiciliari la coppia con figli.