di Daniele Reali
GAVORRANO – Non entra in consiglio l’argomento che da giorni tiene banco a Gavorrano. La “querelle” sulle liste e sull’autentica delle firme affidata all’assessore provinciale Cinzia Tacconi non è stata affrontata durante la prima seduta del consiglio comunale della nuova amministrazione.
Per parlare e «fare luce sulle polemiche» dei giorni scorsi Elisabetta Iacomelli ha aspettato la fine dell’assemblea e, con il manuale del ministero in mano, è tornata proprio sulla questione della validità del voto del 26 e 27 maggio. «L’articolo 14 della legge 21 del 90 (quello che definisce i soggetti competenti ad autenticare le firme di una lista elettorale, ndr), – non è mai stato modificato e prevede che le firme possano essere autenticate anche da assessori e consiglieri provinciali: questa norma è a tutt’oggi valida».
«Nel “vademecum” (istruzioni del ministero: link) del ministero si legge, in base ad una sentenza del consiglio di stato del marzo del 2012, che “il consigliere di un ente locale non è legittimato ad autenticare le firme degli elettori e dei candidati di una competizione elettorale alla quale sia estraneo l’ente in cui sono incardinate le sue funzioni, come in quelle per il rinnovo del consiglio di altro comune per il consigliere comunale o di altra provincia per il consigliere provinciale”».
«Rispetto a questa indicazione – spiega il sindaco – non c’è uniformità sul territorio nazionale: alcune prefetture, come ad esempio quella di Parma, avevano indicato chiaramente che le firme non potevano essere autenticate dal consigliere provinciale, mentre altre, per esempio quella di Messina, hanno dato altre indicazioni. Ribadisco che la situazione riguarda il 70% dei comuni che sono andati al voto a maggio e c’è stata una disparità rispetto alla applicazione della norma».
Una situazione che dovrebbe essere chiarita e per farlo «il ricorso, lo voglio dire anche all’opposizione – osserva la Iacomelli – non è lo strumento giusto».
La strada potrebbe essere quella del Parlamento. «Ho chiesto a Nencini (segretario nazionale del Psi, ndr) di presentare una mozione con l’obiettivo che ci sia una interpretazione conforme della norma e invito anche l’opposizione a rivolgersi ai propri riferimenti per proporre un’iniziativa parlamentare».
Sulla possibilità che ci sia un ricorso al Tar rispetto alla regolarità o meno della lista, il sindaco ribadisce la posizione che aveva avuto anche due anni fa quando toccò a Borghi subire un procedimento per la questione dell’ineleggibilità. «Nel 2011 contestai l’azione popolare perché c’era stata una chiara indicazione dagli elettori: anche quest’anno i cittadini hanno scelto e bisogna rispettare il suffragio popolare e su questo aspetto se c’è da fare una “battaglia” sociale tra la gente, io la combatterò fino in fondo».