GROSSETO – Modificare l’Imu perché in un momento di crisi «continuare a gravare in maniera così consistente sulle imprese, soprattutto quelle del terziario di mercato e dell’artigianato, non solo penalizza le loro potenzialità di crescita, ma mette a rischio anche la loro stessa sopravvivenza».
Così Rete imprese Italia, attraverso il suo presidente Michela Hublitz (nella foto con Gloria Faragli), interviene sull’opportunità dell’Imu e ribadisce «la necessità di escludere dall’imposizione tutti gli immobili strumentali all’attività d’impresa, in quanto si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio, o quantomeno di attenuare, nell’immediato, l’impatto dell’Imu su tali immobili dimezzando l’aliquota o prevedendo la deducibilità di tale imposta dal reddito d’impresa. In quest’ultimo caso, l’Imu dovrebbe essere inquadrata e modulata quale imposta sui servizi locali (la cosiddetta “service tax”) e non come mera imposta sul patrimonio, rappresentando così un costo inerente all’attività economica svolta».