ROMA – Il problema dei lupi, ma anche degli animali selvatici in Maremma sbarca alla Camera, dove si è svolta una audizione a cui ha partecipato Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari. L’iniziativa è della parlamentare del Pdl, Monica Faenzi. «Abbiamo distinto le due questioni – ha raccontato Franco Postorino di Confagricoltura, intervenuto in nome di Agrinsieme –. Quella dei danni alle colture e il problema dei grandi predatori europei, tra cui il lupo. Per i danni alle coltivazioni è stata descritta una situazione insostenibile, visto che negli ultimi venti anni la popolazione faunistica è cambiata e in Italia si è registrata una crescita esponenziale degli ungulati che ha prodotto squilibri di carattere forestale, ambientale e faunistico-agricolo (diretto e indiretto). Abbiamo studiato il fenomeno e di soluzione tecniche ne abbiamo trovate molte – ha detto ancora in commissione, Postorino -. Purtroppo mancano gli indicatori normativi. Per questo chiediamo “indici di portanza”, ovvero l’individuazione della capacità di un ambiente, e delle sue risorse, di sostenere un determinato numero di soggetti selvatici, perché una volta superato il numero degli esemplari si passi a controlli numerici fino alla logica della eradicazione, nel caso di non compatibilità».
«E questi sono interventi – ha puntualizzato – da compiere eliminando le molte storture burocratiche, a partire dai tanti controlli pseudo scientifici capaci solo di rallentare la portata dell’intervento. L’altra grossa novità riguarda la possibilità da parte degli stessi produttori di difendersi, perché spesso i controlli non sono efficaci. Tenuto conto che per rifondere i danni mancano i soldi, – ha commentato il rappresentante di Agrinsieme – non possiamo permetterci di aspettare le risorse ma dobbiamo invece lavorare con le certezze ed evitare il danno, non ripagarlo».
Una parte dell’audizione è stata invece dedicata all’altra grande questione, quella dei predatori. «Per l’orso e il lupo – ha richiamato Postorino – bisogna aprire un ragionamento tra la compatibilità e la protezione e tra la variabilità genetica presente sul territorio e la compatibilità con le attività economiche. Ci sono già esempi di tentativi di ripristino di un equilibrio (vedi la Francia) che si potrebbero adottare anche in Italia. Ma riteniamo che su tutti i predatori sia necessario un monitoraggio serio, visto che il problema ricade sovente sui cani inselvatichiti, rispetto ai quali mancano le azioni. Non è più possibile che ci venga vietato di eliminare la loro presenza perché tutti i cani devono essere anagrafati con il chip e ricordo che per gli esemplari randagi o inselvatichiti la gestione è appannaggio delle amministrazioni interessate. Una cosa è certa; adesso il problema è meramente normativo e amministrativo».
L’audizione romana, ha soddisfatto tutti, per prime le associazioni agricole. «A questo punto – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna – non esistono più scusanti per la mancata assunzione di responsabilità del governo rispetto alle proprie scelte. Il re è nudo. I due problemi sono risolvibili politicamente. In caso contrario prenderemo atto che la cosa non interessa al nostro governo e sapremo regolarci di conseguenza. Basta lo si sappia in maniera chiara. perché già tre anni fa abbiamo detto le stesse cose e la situazione, purtroppo, è rimasta immutata».
Anche la parlamentare, Monica Faenzi non ha mancato di segnalare come tra la parti vi sia una evidente sintonia. «Siamo tutti concordi – ha ammesso – sulla necessità di una negoziazione a livello europeo e prevedere un intervento normativo a livello nazionale improcrastinabile sui canidi. Devo ammettere – continua la Faenzi – che la condivisione è trasversale, e molti, che sono sulla nostra lunghezza d’onda, concordano sulla soluzione proposta dalle associazioni che impegna il governo a muoversi nella strada che abbiamo delineato».