SCARLINO – Non accennano a placarsi le polemiche in merito alla fuoriuscita di diossine dall’impianto di incenerimento di Scarlino Energia. La deputata di Sel Marisa Nicchi chiede la «Convocazione immediata dell’osservatorio ambientale della Provincia di Grosseto. Non vogliamo creare allarmismo semplicemente pretendiamo che ci sia la doverosa attenzione ambientale nei confronti di una zona potenzialmente esposta a rischi».
Michele Marchiani, capogruppo in Consiglio comunale della Rinascita di Scarlino parla invece di «preoccupante disattenzione della Provincia verso i segnali di allarme, un’inspiegabile accondiscendenza tesa a tentar di svincolare l’azienda dagli impegni di bonifica. Una scelta che è parsa generosamente sospetta quella di passar la spugna sui 1.316.000 euro di fideiussione a seguito della avvenuta parziale bonifica di un’area. Anche se la bonifica risulta certificata rappresenta pur sempre un passaggio insoddisfacente e incompleto». Marchiani ha presentato una interpellanza in Consiglio comunale «Anche certe amministrazioni comunali non sembrano più credibili; per esempio Scarlino, incapace ad oggi di pronunciarsi in modo chiaro con una risposta formale in merito all’argomento».
«Tenuto conto che le diossine una volta ingerite si accumulano nel grasso umano e non vengono smaltite, se l’Arpat il giorno 15 maggio ha prelevato i campioni e vi ha trovato un valore 5,7 volte superiore ai limiti di legge – si chiede Roberto Barocci -, perché si è aspettato il giorno 24 o il 28 maggio per intervenire e, cosa sicuramente più allarmante, che cosa è successo prima del giorno 15 maggio? Cioè a quando risalgono le precedenti verifiche dell’Arpat? Quale attività ha prodotto il superamento di diossine negli scarichi a mare, rilevati da Arpat fin dal 2011?»
Il Coordinamento dei comitati, insieme a Acu e Wwf, si chiede invece a quando risalisse la precedente rilevazione. «Dal “Piano di Monitoraggio e Controllo dell’Impianto di Scarlino Energia Srl” – affermano Angelo Properzi Miriam Croxatto e Lamberto Meschinelli -, ci risulta che questi controlli sono trimestrali, ma non sono state fornite notizie circa la data del precedente controllo, né dei valori rilevati. È conseguente paventare che queste gravissime emissioni proseguissero già da qualche mese e che nessuno si fosse assunto la responsabilità di denunciarle. A fronte dei danni alla salute ed all’ambiente tutto ciò richiede da parte della Provincia un serio e responsabile ripensamento circa questo impianto, su cui persino il Consiglio di Stato era contrario».