di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Incatenati davanti al Comune di Grosseto, dalle 8.30 di mattina, Tommaso Scalesse e Mario Vitale hanno scelto questo tipo di gesto per manifestare il proprio disagio: «La nostra è una protesta pacifica – spiegano -, non vogliamo disturbare nessuno, ma non ce ne andremo fin quando non troveremo una soluzione ai nostri problemi». Situazioni al limite, di natura sociale, legati all’avanzare della crisi, perché arrivare a fine è sempre più dura, per tutti, o quasi. «Chiediamo lavoro, va bene qualsiasi cosa, anche spazzare per terra – dicono -, l’unica cosa che ci hanno proposto è un possibile impiego a 150 euro al mese, una cifra irrisoria. A fine mese i conti non tornano e anche mantenersi una casa è diventato un problema, siamo sotto sfratto». Due uomini che raccontano una storia che riguarda anche il nucleo familiare, composto da moglie e figli e che per questo assume toni ancor più drammatici: «Da otto mesi chiediamo di incontrare il sindaco Bonifazi, ma non ci riceve – aggiungono – non ce ne andremo fin quando non avrà parlato con noi».
Per la verità, il primo cittadino, è già a conoscenza della vicenda: «Ho già incontrato questi signori più volte – spiega Emilio Bonifazi -, sono stati aiutati e successivamente indirizzati negli uffici di competenza, sia per l’emergenza abitativa che per trovare una collocazione sul posto di lavoro. Il punto è che cercano la soluzione al loro problema pretendendo un lavoro e una casa, aspetto comprensibile, ma impossibile da soddisfare così su due piedi». Al di là dell’episodio, comunque, resta il segno tangibile di una precarietà che quotidianamente presenta il conto anche sotto il profilo sociale. Lavoro e casa rappresentano le basi per avere una dignità che a molti cittadini, giorno dopo giorno, viene strappata. Tommaso e Mario non sono i primi, e sicuramente non saranno neanche gli ultimi ad incatenarsi davanti ad un municipio.