di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Arrivano le istituzioni e la proprietà fa trovare i cancelli chiusi. Tutti fuori: lavoratori, sindacati, sindaco, presidente della Provincia e assessori, in un prato per l’assemblea. La Mabro è chiusa, la proprietà nel primo pomeriggio ha mandato una e-mail in Comune e in Provincia, precisando che le strutture aziendali non saranno messe a disposizione. «Un gesto inqualificabile e di preclusione verso le istituzioni – commenta Emilio Bonifazi -. Barontini vuole difendere il suo orgoglio, non mi pare che ci riesca con atteggiamenti di questo tipo». Rincara la dose, con una battuta ironica, Leonardo Marras: «Mi hanno detto di prendere Barontini in Provincia, ho detto di no, a chiuderla ci pensiamo da soli». Poi il presidente della Provincia va già duro: «Il gesto di Barontini è uno sgarro inaccettabile per tutta la città». Mentre l’assemblea viene allestita sul prato esterno all’azienda, una vettura esce dal cancello: è quella di Barontini, a bordo assieme alla moglie. Si leva un applauso ironico da parte dei lavoratori, ormai la misura è colma, il gradimento nei confronti dell’imprenditore pratese è ai minimi storici, nessuno in pratica lo vuole più, per questo viene ribadito il secco no al concordato in bianco, una via di uscita che lascerebbe Barontini in sella all’azienda.
I sindacati, intanto, tengono l’assemblea unitaria che allo stato pratico però, tanto unita non è. Gli intenti sono gli stessi, raggiungere la Prodi-bis, andare in amministrazione straordinaria e salvare il posto dei lavoratori. Le distanze però appaiono ancora incolmabili. Da una parte la Cgil, con la maggioranza dei lavoratori fuori dall’azienda, dall’altra la Cisl e la Uil, con la minoranza che ancora presta regolarmente servizio. Due filosofie diverse, con lo stesso fine da raggiungere attraverso differenti percorsi. Le istituzioni provano a fare la loro parte: «Forzeremo la mano – dice Bonifazi – in modo che la proprietà richieda la Prodi-bis», «Non possiamo perdere più tempo – puntualizza Marras -, non c’è motivo di continuare con Barontini, perché si è dimostrato più volte inaffidabile. E’ ora di dire basta e di mettere la parola fine, con la consapevolezza che non è detto ci sia ripresa».