di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Il progetto donatori immigrati inizia a dare i suoi frutti, in Toscana come a Grosseto. L’Avis ha presentato i dati riguardati il biennio 2010-2012, in relazione alla presenza sul territorio di donatori di sangue immigrati. Sorprendente il risultato l’Avis comunale che si attesta al terzo posto in Toscana. In provincia, invece, in virtù di una percentuale di 3,1% sul totale dei donatori, precedono Grosseto solo Prato (5,6%), Arezzo (4,2%) e Firenze (3,3%). Ancor più sorprendente il dato di incremento nel biennio 2010-2012, con la Maremma capofila in virtù di un +84% di presenza dei soci immigrati tra i donatori. Seguono Grosseto, più distaccate, Pistoia (+70%) e Livorno (+60%). Un risultato soddisfacente che parte da lontano, circa 7 anni fa per l’esattezza, quando è stata intrapresa una politica più incisiva di integrazione e solidarietà. Oggi, gli immigrati dai paesi stranieri, rappresentano una fetta importante tra i donatori di sangue. In Toscana i più “sensibili” sul tema della donazione di sangue, sono i romeni (565 presenze), davanti ai marocchini (303) e agli albanesi (196). Seguono poi tedeschi (131), indiani (110), svizzeri (91), polacchi (90), ucraini (77), francesi (70) e brasiliani (54). Dati che verosimilmente possono essere trasferiti in provincia di Grosseto. In controtendenza rispetto ai donatori autoctoni, è invece la presenza femminile che nel caso degli immigrati è fortemente radicata, molto di più di quella maschile. Significativo anche il dato di Follonica che ha triplicato la presenza di donatori immigrati dal 2010 al 2012.
Ma non è tutto, perché l’Avis sta portando avanti anche altri interessanti progetti, come quello che riguarda la commissione provinciale delle pari opportunità che sta allestendo una giornata da dedicare alla donazione in rosa. Un eventoal femminile che molto probabilmente verrà datato 1° giugno. L’Avis in ogni caso guarda anche oltre confine, anzi, oltre continente per l’esattezza. Il progetto legato alla donazione di sangue a Kimbondo, in Africa, presso l’ospedale pediatrico della dottoressa Laura Perna e di padre Hugo Rios, ha fatto passi da gigante. La struttura che accoglie 750 bambini, tra mille difficoltà, è riuscita anche a dotarsi di un centro trasfusionale. Sono passati alcuni anni dalle prime unità di sangue spedite dall’Italia, adesso però si va verso una autosufficienza indispensabile per queste zone ad alta criticità di sopravvivenza.