FOLLONICA – Si chiama “Manifesto per Follonica” ed è firmato da Carla Gaglianone, Gianluca Casini, Enrico Norcini, Claudio Saragosa, Salvatore Acquilino, Giulio Passarini, Manrico Martellacci, Laura Ceccherini. I firmatari si dicono preoccupati per una città «in crisi che ha perduto i suoi connotati di forza. Riteniamo urgente – affermano i firmatari – che si avvii una decisa iniziativa tra i cittadini capace di riattivare energie, idee e proposte per il futuro: Follonica ne ha urgente bisogno».
«Follonica ha registrato in due anni la perdita di circa il 50 % delle presenze turistiche – scrivono ancora -; sarebbe per tutti un allarme rosso e invece abbiamo assistito solo a qualche considerazione consolatoria. I dati sull’occupazione non sono mai stati tanto critici. Servono attività all’insegna dell’innovazione, metodi e risorse umane capaci di coniugare competenza, trasparenza e responsabilità».
Per questo i firmatari hanno voluto stilare un vero e proprio manifesto, così da toccare vari temi in maniera approfondita. Ecco quelle che chiamano «le linee ispiratici»:
Democrazia trasparenza partecipazione
Il cambiamento auspicato deve proporsi nei fatti e per questo deve partire dall’organizzazione della struttura dei servizi e degli uffici pubblici, ripensando e semplificando profondamente la struttura dirigenziale e burocratica, valorizzando al massimo risorse e competenze interne, realizzando per questa via anche notevoli economie di spesa. Il personale politico ha bisogno di essere radicalmente rinnovato. Per ottenere questo risultato le responsabilità devono essere selezionate col criterio del merito, evitando in ogni caso riciclaggi e ripetizioni di esperienze passate e comunque già messe alla prova. Per affermare una soluzione coerente, anche dal punto di vista ideale, sarà imprescindibile che ogni responsabilità sia assunta come puro servizio alla collettività, fuori da ogni interesse di gruppo, partito o organizzazione di appartenenza. Cosi potrà misurarsi davvero l’interesse pubblico dell’agire dell’amministrazione, distinguere valori democratici, vivere in sintonia con la città e praticare politiche affidabili, trasparenti e partecipate. Solo questa è la strada che garantisce di non incrociare episodi che possano aprire una questione morale a carico del governo locale. Quando però accade deve sempre valere un codice di comportamento che preveda un immediato passo indietro dei rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione.
L’economia la crisi e la sostenibilità del futuro
Il momento che stiamo affrontando è sicuramente un momento particolare del mondo occidentale: il passaggio da un capitalismo maturo ad un capitalismo finanziario produce problemi anche molto diversi rispetto al passato. La finanza è ancora più cieca del capitalismo industriale e forma, nel suo dispiegarsi, fenomeni territoriali ancora più virulenti. Mentre con il capitalismo industriale, tra i vari problemi, quello della sostenibilità (inter-generazionale e inter-regionale) sembrava il più urgente da risolvere, con il finanz-capitalismo si rischia di far evaporare anche le basi produttive su cui i territori si misuravano. Chi vuole affrontare con un’ottica innovativa e democratica il problema, deve preoccuparsi di come rendere di nuovo produttivi i territori su cui si trova a vivere. Contro la globalizzazione imposta dall’alto (alimentata dalla finanza), bisogna lavorare perché i beni prodotti territorialmente ri-inizino a circolare nel globo: una rete di valori unici capaci produrre di nuovo qualità e differenze. I campi su cui impegnarsi divengono molteplici e stimolanti: la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti della Terra; la rivitalizzazione del commercio locale; l’artigianato e la piccola manifattura; il recupero delle risorse; le economie del viandare (alla ricerca della cultura sedimentata e della natura che rinasce); ecc. Il centro della nuova economia è la Terra con i suoi mille Luoghi e i suoi mille fenomeni che stimolano le attività di nuove produzioni che alla ricchezza monetaria antepongono la qualità relazionale. Abbandonata l’ideologia del PIL e della sua crescita deve riemergere la volontà di misurarsi con la Comunità degli uomini con cui condividere un percorso di comunicazione e solidarietà e con la Terra con la cui cura troviamo le risorse per vivere ed arricchirci delle mille qualità che la Terra stessa nasconde ma ci offre copiosamente.
Urbanistica e Territorio
E’ ormai irrimandabile la ricomposizione delle relazioni fra la città e il suo territorio. Follonica è immersa nei grandi quadri ambientali della Maremma, ognuno dei quali rappresenta una risorsa fondamentale per la sua vita: il bosco, la campagna, il mare, la duna. Per ognuno di questi sistemi ambientali è necessario ritrovare un nuovo equilibrio di uso. Il bosco, rappresentato straordinariamente del Parco di Montoni, una volta risorsa fondamentale per l’economia della città deve trovare un nuovo modo di essere valorizzato con le finalità che i cambiamenti del nostro tempo sembrano suggerirci. Fra queste la costruzione di un vero Parco finalizzato al turismo leggero che soddisfi i periodi di minor afflusso di vacanzieri. Esso ormai costituito deve prendere vigore ed offrire le più grandi opportunità tenendo fermo il principio della tutela e il bisogno di essere turisticamente organizzato. La campagna deve ritrovare un ruolo nell’alimentazione della città, costruendo una rete di filiere brevi del cibo, di prodotti da commercializzare, soprattutto nel centro urbano, ri-attrezzando allo scopo piccoli mercati interni: rivitalizzando il mercato coperto e attivando la Fonderia n. 1 in fase di restauro. Il mare e la duna sono oggi sicuramente le risorse ambientali più utilizzate: sulla loro presenza e qualità si basa il turismo balneare estivo. L’economia della città si fonda sul loro uso ed è per questo che vanno curate con più attenzione. Da anni si sta costruendo un nuovo dialogo fra spiaggia e mare riorganizzando le opere di difesa contro l’erosione. Questo processo va meglio coordinato con tutti coloro che si affacciano sul Golfo di Follonica, ma è soprattutto sulla duna che devono essere messe in campo nuove attività di pianificazione. Il sistema dunale è sconvolto, cosi come le sue pinete di protezione impiantate ormai da molti decenni, il loro stato di senescenza e impoverimento stazionale sono tali da renderne improrogabile l’avvio di una riqualificazione ecologica anche attraverso una mirata ripiantumazione di specie miglioratrici, in grado di apportare nutrienti e biodiversità ad un sistema ormai fortemente squilibrato. L’ambiente che abbiamo ereditato è fonte di sviluppo economico e, se lo utilizzeremo costruendo reti sostenibili, può essere non solo il fondamento, com’è ovvio, ma anche la fonte di mille opportunità per uno sviluppo più complesso capace di incentivare, non solamente l’economia, ma anche il senso di appartenenza alla nostra terra. La città pubblica, quella in cui i cittadini si ritrovano per riconoscersi in una collettività, è ancora soddisfatta solamente dalle piazze del centro, dall’area pedonale e in parte dai grandi viali alberati di via Bicocchi via Colombo e del Lungomare. Rimangono ancora in posizioni strategiche aree residuali importantissime che devono essere valorizzate: trionfa fra queste piazza XXV Aprile. La città ha bisogno di ricostruire il suo spazio pubblico e per fare questo ha un’occasione unica: il recupero delle aree centrali. Per l’Ilva, il Petraia e il vecchio Ippodromo il processo è avviato. Alcune unità pubbliche che costituiscono il cuore pulsante della città: la Biblioteca, il Museo del Ferro, il Teatro Fonderia Leopolda, il centro espositivo Fonderia n. 1, sono in via di ultimazione, ma lo spazio connettivo tra questi edifici non vede ancora nessun processo di adeguamento. Le aree prospicienti questi importanti fabbricati dovranno essere funzionali per la loro connessione invece sono ancora oggi spiazzi sterrati. Il loro recupero garantirebbe la ricostruzione di un centro urbano di grande qualità. È evidente che un’immagine nuova della città, può alimentare un nuovo senso di appartenenza della comunità al proprio intorno costruito e dare slancio ad un nuovo senso identitario capace di dare nuova energia per raccogliere le sfide del domani. La pianificazione territoriale deve puntare sull’uso del patrimonio edilizio esistente e la sua valorizzazione attraverso incentivi e sgravi, piuttosto che sul consumo di suolo. Non sono più pensabili aree da urbanizzare, né tantomeno la costruzione di nuove infrastrutture impattanti a livello ambientale. E’ necessario fare rete con i territori contigui attuando politiche virtuose che valorizzino il nostro territorio nel suo insieme e su una scala maggiore di quella strettamente comunale.
Innovazione e qualificazione per il turismo
E’ urgente affrontare “la questione turismo”. A nessuno sfugge la sua complessità e la natura multidisciplinare del problema. Occorre una chiara consapevolezza che il turismo va progettato in una visione di sviluppo integrato a partire dalle scelte di assetto e gestione del territorio. Non sarà possibile superare i limiti attuali con iniziative sporadiche, eventi effimeri, di puro intrattenimento, che per di più tolgono risorse all’economia locale anziché apportarne. Il turismo subisce dinamiche nazionali e internazionali, ma non per questo è giustificabile rinunciare a politiche locali che potrebbero risultare fondamentali, specie se pensate e progettate per un territorio ricco, a forte vocazione turistica e speciale nei suoi connotati valoriali come il nostro. La vicenda dei villaggi e l’assenza di una qualsiasi azione di necessaria promo – commercializzazione del settore insieme all’applicazione della tassa di soggiorno sono di per sé il paradigma che aiuta a spiegare lo stato di crisi attuale dovuta anche alla mancanza di una coerente politica di settore, ma anche a inspirare le azioni e le iniziative future. Innovare il prodotto e qualificare l’offerta, modernizzare la comunicazione e fare una vera commercializzazione in collaborazione con le attività economiche, farà sì che possiamo riposizionarci anche in mercati di qualità. Occorre puntare alla sostenibilità economica, sociale e ambientale delle scelte urbanistiche di settore, attivare un programma di formazione degli addetti, studiare azioni concrete di ottimizzazione dei servizi con l’obiettivo di migliorare il rapporto qualità prezzo. Attuare incentivi e scelte coerenti sono i principi programmatici ispiratori di una nuova politica, possibile risposta alla crisi e al degrado attuale. Siamo convinti che la valorizzazione del territorio possa generare un circolo virtuoso capace di elevare il valore stesso del prodotto turismo.
Diritti, la cittadinanza e la solidarietà
Una buona amministrazione alimenta azioni, anche culturali, per affermare e tutelare la modernità dei diritti civili e sociali, individuali e collettivi. Dal diritto di cittadinanza, al diritto all’inclusione sociale, capace di attenuare l’emergenza immigrati così come suggerisce anche il nuovo contesto internazionale. Per questo dovranno essere praticate concretamente azioni all’insegna della solidarietà attiva, dell’integrazione dell’accoglienza e dell’eguaglianza di trattamento. Diritti delle donne, dell’infanzia, degli anziani, dei nuovi cittadini, così come del mondo sportivo o delle coppie di fatto, sono parte di questa politica, non dimenticando i diritti fondamentali del mondo animale. La stessa consapevolezza delle nuove povertà presenti nella società può rendere più efficace l’azione per fronteggiarla e contenerla.
Il sapere la cultura e il sociale
Occorre che il Comune riacquisisca il controllo e la gestione degli interventi e dei servizi a carattere socio assistenziale. Partendo dalla ferma convinzione che una stretta integrazione sia possibile anche tra enti diversi, e che anzi, l’integrazione vera e propria sia da perseguire proprio tra soggetti diversi, dovrà essere impostato un confronto costante che garantisca ai cittadini la possibilità di fruire di risposte complete ai bisogni di carattere sanitario, socio sanitario e socio assistenziale. Questi ultimi, infatti, devono essere salvaguardati dai rischi di “sanitarizzazione” e di “aziendalismo” insiti nella gestione delegata, e devono pienamente poter rispondere alla funzione di sicurezza e di tutela dei soggetti più deboli, oltre che alla funzione di prevenzione del disagio. In un’ottica di inclusione sociale e di rafforzamento del tessuto sociale, particolare riguardo deve essere posto nel sostenere e promuovere l’associazionismo e la partecipazione. La politica culturale dovrà privilegiare gli interventi di fruizione attiva e di sostegno alle produzioni culturali locali. E necessario, infatti, che oltre alle tradizionali offerte culturali (rappresentazioni, concerti, spettacoli, mostre..) siano stimolate e concretamente supportate tutte le forme di produzione culturale, da quella musicale e teatrale e narrativa a quelle meno largamente diffuse, ma egualmente aggreganti e funzionali alla acquisizione di una identità comunitaria. In ambito scolastico, anche attraverso la promozione di forme istituzionalizzate di raccordo e confronto tra tutte le autonomie scolastiche territoriali, occorre operare affinché l’istruzione e la formazione abbiano una qualità quanto più alta possibile stimolando negli studenti un modo di pensare creativo, innovativo e motivante, affinché oltre ad un bagaglio di conoscenze siano stimolati nella formazione della propria coscienza critica. Occorre sostenere e proporre azioni tese a dare maggiori opportunità ai gruppi svantaggiati, a coloro che hanno un retroterra di emigrazione e ai soggetti disabili, così come è da considerare prioritaria la riduzione degli abbandoni scolastici, anche andando ad indagare sulle cause che, a livello locale lo determinano. E’ necessaria quindi l’attivazione di un complesso di politiche educative, condotte in sinergia con le altre istituzioni competenti, che affermino un’educazione e un’ istruzione capaci di interrompere il circolo vizioso delle condizioni di svantaggio che si trasmettono da una generazione all’altra impedendo la mobilità sociale.