SATURNIA – Strage di pecore a Saturnia. Undici i capi uccisi nell’allevamento di Paolo Ciacci che conta oltre 600 ovini. L’allevatore, uno dei pochi rimasti a presidiare il territorio in una zona prossima a Saturnia in località Pian di Palma, si è accorto solo in prima mattinata dell’attacco operato da un branco di predatori. Ciacci si è detto costernato da quello che sta accadendo nella zona, visto che non molto tempo fa un altro allevamento aveva subito la stessa sorte. «Qui siamo davvero alla canna del gas – attacca -. È impossibile pensare di allevare animali quando puntualmente subiamo attacchi continui da parte di predatori. Non mi interessa se sono lupi o cani inselvatichiti, se hanno le unghie delle zampe bianche o nere. L’unica cosa di cui sono consapevole è che in pochi mesi ho perduto 117 capi, 106 dei quali avevo cancellato la settimana scorsa dall’anagrafe ovina, una parte uccisa dall’alluvione novembrina e un’altra spinta in un crepaccio e sgozzata da un branco di canidi. Stavolta la cosa è stata ancora più grave – sostiene Ciacci, che è anche consigliere di Confagricoltura Grosseto – perché l’attacco è avvenuto nottetempo nei pressi del podere e dentro una recinzione chiusa ed elettrificata. Pensate che ho eretto almeno quindici chilometri di recinzioni per difendere le greggi. Ma tutto è inutile perché da tempo, anche come Confagricoltura, si chiedono interventi risolutivi a una situazione che si sta rapidamente deteriorando. Non so quanto ancora riuscirò a reggere perché con i 117 capi persi, il 2013 è già segnato in negativo. Inoltre, al danno si aggiunge la beffa, visto che tocca spendere denaro per smaltire le carcasse».
Si parla, stando alle stime del consigliere di Confagricoltura, di almeno 15 euro a capo per lo smaltimento presso il caseificio di Manciano, dove vengono conservati i corpi in attesa di essere inceneriti. «Circa la pratica dello smaltimento – si chiede Ciacci – perché, una volta che la Asl ha appurato la causa della morte, non è possibile consegnare le carcasse al Centro recupero di Semproniano? Faremo contenti molti animali e noi allevatori non butteremo via soldi». Ciacci si dice sconcertato, soprattutto per l’atteggiamento tenuto dalle istituzioni rispetto al problema predatori. «Ho scritto alla Amministrazione provinciale chiedendo di agire per il contenimento delle popolazioni lupine. La risposta è stata che solo nel caso di lupi la competenza è provinciale, mentre se trattasi di cani è comunale. Vuoi vedere – commenta ironicamente – che adesso a chi attacca le nostre greggi dobbiamo chiedere la carta d’identità per capire chi deve agire nei suoi confronti? Fondamentalmente – conclude – credo che il problema non si voglia risolvere da un punto di vista meramente politico, perché ormai gli allevatori, dato il loro esiguo numero, non sono più un soggetto appetibile. Questo è un gravissimo errore perché non si tiene in debito conto che così facendo, oltre alla perdita di valore economico, per questi territori marginali non ci sarà più presidio e controllo, ma solo un ambiente ostile, difficile da governare».
Forte la presa di posizione dei vertici di Confagricoltura Grosseto. «L’allevamento ovicaprino maremmano non merita questo trattamento – è il commento del presidente Antonfrancesco Vivarelli Colonna – Sono anni che lo diciamo. Adesso la misura è colma. Se non interveniamo subito in sua difesa rischiamo di perdere per sempre questo settore di elevato valore economico e ambientale».