MANCIANO – «Le miniere di mercurio dell’Amiata, quelle di antimonio della Maremma meridionale, le miniere di ferro e pirite dell’Elba e dell’entroterra di Follonica, i fanghi rossi della Tioxide a Scarlino, la miniera di Fenice Capanne, ma anche la miniera del Furtei e i fanghi stoccati Euroallumina davanti al mare sardo di Portoscuso». Potrebbe essere l’inquinamento derivante da questi siti, secondo Andrea Marciani per Beni Comuni di Manciano la causa della moria dei cetacei delle scorse settimane. Secondo Marciani la causa è infatti da ricercare nel «pesante inquinamento da arsenico, mercurio ed antimonio che i nostri corsi d’acqua riversano in mare ogni anno, a seguito delle mancate bonifiche dei siti minerari del secolo scorso. Il fiume Fiora, il torrente Tafone e Chiarone, poi L’Albegna, l’Osa, L’ombrone, il Merse, con il loro carico di veleni quotidianamente riversati in mare, sono evidentemente oggetto di una rimozione collettiva, al punto che neanche il responsabile del Settore mare dell’Arpat sembra ricordare gli elevati valori di metalli pesanti riscontrabili nei mari toscani».
«Riguardo poi le assicurazioni fornite dal ministero dell’ambiente sulla presunzione che le morti dei cetacei avvengono sulle coste prospicienti Sardegna e Sicilia – prosegue Marciani -, ci riteniamo assai poco rassicurati dal momento che alla semplice consultazione dell’Atlante delle correnti marine dell’istituto Idrografico della marina (qui) risulta evidente che le correnti tirreniche descrivano, soprattutto nei mesi invernali, un sistema di circolazione chiusa nel triangolo di mare tra la Sardegna, la Sicilia e la costa tirrenica continentale tra la Calabria e l’isola d’Elba».
«La lista delle nefaste conseguenze dello sfruttamento scriteriato delle risorse a detrimento dell’ambiente naturale sembra purtroppo allungarsi senza posa e non possiamo esimerci dal denunciarle – conclude la nota -, specie di fronte alla deregulation che il Ministro Clini sta introducendo nel campo delle attività estrattive, a favore dei petrolieri».