GROSSETO – Il presidente nazionale Arci Caccia, Osvaldo Veneziano, scrive alla nostra redazione. Una lettera per spiegare la possizione della associazione in merito alle polemiche scaturite nella nostra provincia rispetto alla iniziativa promossa da Arci Caccia con gli studenti di Gavorrano. Lettera che noi pubblichiamo integralmente come contributo ad una discussione che in questi ultimi giorni ha visto una serie di interventi provenienti dai rappresentanti del mondo ambientalista, delle istituzioni e delle associazioni venatorie.
«Egregio Direttore,
leggo accese polemiche sui giornali della Provincia di Grosseto alimentate da faziosità e offensive dell’intelligenza, in particolare delle persone residenti in un territorio che da sempre ha isolato provocatori e quanti appassionati alla rissa. Purtroppo c’è chi prova piacere a far litigare padri e figli, residenti in città e nelle campagne.
Dopo la recente stagione dei “sondaggi elettorali” ora c’è chi si appropria di quelli sulla “caccia”, utilizzati per “violentare” uno dei “principi” fondanti la convivenza democratica di qualsivoglia comunità, il diritto a promuovere le proprie idee (salvo non si preferisca il “cannibalismo” tra le regole che disciplinano lo stare insieme).
Ad onor di verità, ad oggi, oltre i sondaggi, ci sono state in Italia anche vere consultazioni: referendum nazionali, regionali che non hanno certo corrisposto alle aspirazioni “proibizioniste” palesando la “frattura” tra “fondamentalismo” e cittadini.
Anche le recenti elezioni, pare a me, non abbiano premiato e quanti in “lista” delle associazioni animaliste “convertiti” all’estremismo abolizionista e altri candidati quali “ultras” del Partito dei Cacciatori. La consapevolezza della lontananza dei cittadini da coloro che vogliono lo scontro a tutti i costi si è palesata anche recentemente in Piemonte laddove le associazioni ambiental-animaliste hanno fattivamente collaborato per evitare il Referendum sulla caccia sapendo che i cittadini non sarebbero andati a votare in numero adeguato.
Il dato principale che emerge dall’aggressione all’iniziativa “Conoscere la fauna delle nostre campagne” è la paura della conoscenza, di dare voce a chi la pensa diversamente; è la paura della democrazia che inquina i comportamenti di chi pretende di rappresentare un sentimento animalista presente nella società.
Troppi Presidenti “animalisti” non hanno il coraggio di conoscere, far conoscere anche il pensiero di chi la pensa diversamente. Solo oggi si sono accorti che era da circa sei anni che questa iniziativa ci vedeva nella Scuola Giovanni Pascoli di Gavorrano e neppure è l’unica che si continua a tenere in Toscana e non solo.
La paura dei signori del “divieto di parola” è che studenti, insegnanti, genitori ragionino con la loro testa, conoscano e poi decidano, oltretutto rispetto ad un Programma dove di caccia e armi non si parla.
Sicuramente c’è di che preoccuparsi anche perché detti dirigenti sono portatori di incoerenza e contraddizioni di comodo.
Le sigle LIPU, LEGAMBIENTE LAV, ENPA, WWF Italia, LAV, DEA, ANIMALISTI ITALIANI, LAC non secoli fa, volantinavano a difesa della “legge per l’attività venatoria 157/92” e cercavano alleanze con i cacciatori per mantenere in vita detta legge sulla caccia. Tutto documentato. Così come sono certificati ufficialmente gli accordi per “cacciare” in tutta Europa tra BirdLife (Lipu) e Associazioni di cacciatori europei (Face).
Ricordo con piacere gli incontri con i Verdi, ora anche dirigenti dell’ENPA, per scrivere la legge che è anche per andare a caccia. Così come ricordo la presenza dell’attuale Presidente dell’ENPA quando, da “candidata politica” incontrò ufficialmente i cacciatori perché i loro “voti” erano utili alla causa dello schieramento che portava, anche lei, al Governo del Paese.
Non fa onore ad una parte dell’ambientalismo fare proselitismo con comportamenti che sanno tanto di: “Passata la festa, gabbato lo santo”. Gli italiani, inoltre, non prendono certo lezioni da “agiate vestali” affaccendate a commerciare “pesci morti”, speriamo almeno freschi.
L’Italia ha tanti e gravi problemi così come li ha l’agricoltura, la zootecnia. Ringrazio quanti meritoriamente, vivaddio, continuano ad investire e a dare lavoro allevando pecore, mucche, maiali e dando ai nostri territori qualità riconosciuta nel mondo, conservando la “chianina”, la “cinta senese”, altrimenti estinte. Solo l’impegno di tutti, donne e uomini di buona volontà, se sintesi dei diversi interessi produce civile convivenza ed è risorsa per un Paese che vuole risorgere.
Non ci appassiona la voglia di censura di alcuni rappresentanti dell’animalismo, all’opera nel grossetano. Noi eravamo e siamo coerentemente ecologisti lo certificano loro: le nostre posizioni sono le stesse che loro predicavano.
Esprimiamo l’augurio che l’ENPA vada nelle scuole e voglia spiegare ai giovani l’importanza di presidiare i territori e l’impiego delle proprie “guardie armate” (altre, le armi non le portano) così tutti saranno più consapevoli di quale importanza riveste per loro avere in dotazione armi, in particolare le pistole e spero ci facciano sapere anche, se le loro pistole, sono per difendersi dagli animali e/o dagli uomini. Insomma per sparare a chi?»
Osvaldo Veneziano