GROSSETO – “Riscoprire Arrigo Bugiani, che sta insieme a Bianciardi e Cassola, per riappropriarsi completamente del nostro novecento letterario”: Questa l’affermazione forte di Simone Giusti, suffragata da altre motivate asserzioni, alla presentazione del libro“L’esperienza letteraria di Arrigo Bugiani dal 1930 al 1958”, giovedì 14 marzo, nella sala della Banca della Maremma a Grosseto. Affermazione poi approfondita ,il giorno dopo, a Firenze al Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux (dove sono i preziosi carteggi di Arrigo, donati dai figli Orso e Maria Teresa) insieme a Carlo Lisi, Gloria Manghetti e Arnaldo Bruni.
Giusti autore del volume con l’aiuto di Don Franco Cencioni, Mauro Papa e Vanessa Roghi, è stato preceduto, alla prolusione grossetana, dai saluti e dall’introduzione di Paola Brunello, dell’ Aise e de L’altra Città, e dell’Assessore alla cultura Giovanna Stellini. Entrambe hanno ricordato la validità dell’iniziativa messa su da “L’altra città”, che si articolerà nel 2013 con incontri mensili, per riconoscere i “Buoni Maestri “ con storie e riflessioni sul piacere d’imparare.
Di certo la storia e le riconsiderazioni su Arrigo Bugiani di Giusti, Don Cencioni e Papa sono riecheggiate, interessanti, avvincenti, precise, pregne di antiche novità, sia a Grosseto che a Firenze, e riaprono il “dibattito culturale” sugli scrittori del novecento maremmano, toscano e italiano.
“La lezione di Bugiani – ha detto Simone Giusti – va riscoperta interamente e divulgata per conoscere un personaggio che con Bianciardi e Cassola ha costituito un punto di riferimento per migliaia di scrittori, poeti, scultori, pittori e artisti di ogni genere, per oltre sessantanni, del novecento toscano e nazionale”.
“Bugiani è stato a sua volta – sono sempre concetti di Giusti – compositore tipografico, scrittore, editore ma soprattutto un antesignano costruttore di reti e di rapporti con le persone. Ha anticipato la moderna rete del Web collegandosi agli altri con i mezzi di allora: lettere scritte a mano e a macchina, cartoline affrancate, fotografie, disegni, poesie, aneddoti, pensieri, motti, liriche, richiesti e poi rispediti gratuitamente a migliaia di artisti, amici e amiche, con i 568 mitici “libretti di Mal’aria”.
“La gratuita è stata l’altra caratteristica di Bugiani – l’hanno confermato Don Franco Cencioni e Mauro Papa ed il figlio Orso Bugiani – che abbinata alla conoscenza tecnica, alla costanza dell’impegno, alla fede cristiana e alla disponibilità, gli hanno permesso la costruzione di un epica impresa culturale, che Grosseto e la Maremma devono riaprire”.