di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Uniti verso le decisioni da prendere, uniti per una battaglia che interessa i diritti dei lavoratori. Le sigle sindacali ritrovano unità di intenti al termine di un’assemblea durata un’ora e mezzo, al centro della quale sono state poste tematiche vitali per i dipendenti dell’azienda Mabro. Nell’ultimo periodo, infatti, la direzione presa dai sindacati non era apparsa sempre univoca nel fronteggiare le decisioni messe in pratica dalla proprietà. La molla che fa scattare l’unità sindacale, invece, arriva dalle imminenti scadenze e dalle promesse di Barontini rilasciate in Regione, al tavolo istituzionale con l’assessore Gianfranco Simoncini. In quella circostanza, l’imprenditore pratese prese l’impegno di saldare la mensilità di dicembre entro il 10 marzo e di rimettersi in pari con i pagamenti prima delle ferie estive, vale a dire nel giro di 6 mesi.
I dipendenti, infatti, reclamano ancora le mensilità di dicembre, gennaio e febbraio, arretrati che pesano come un macigno nella gestione economica di tutti i giorni. Alla scadenza del 10 marzo mancano pochi giorni, ma il sentore non è dei migliori. In attesa di essere positivamente smentite, le rappresentanze sindacali dell’azienda hanno respinto al mittente una proposta ritenuta inattuabile. La proprietà, infatti, chiedeva un pagamento maggiormente dilazionato, spostando, da 6 a 9, i mesi entro i quali riportare in pari le mensilità dei dipendenti. A questo aspetto veniva aggiunta la proposta di un acconto del mese di febbraio da pagare entro l’11 marzo, per poi saldare la mensilità entro il 20 dello stesso mese. Per i mesi di dicembre e gennaio, invece, l’accordo prevedeva di spalmare gli stipendi, in modo da saldare progressivamente le mensilità. Proposta respinta, ma che al tempo stesso, secondo le Rsu, pone altri dubbi sull’effettivo mantenimento della promessa fatta in Regione da Barontini. Oltre a questo, precisano ancora dalle Rsu, il lavoro in azienda scarseggia. E’ questo forse l’aspetto meno incoraggiante per il futuro, in quanto alimenta i già presenti venti di crisi.