di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Non ce l’ha fatta Marco Simiani, candidato al Senato nella lista del Pd, resta fuori dal parlamento. L’impresa era di quelle politicamente difficili, ma un po’ di delusione affiora ugualmente: «Dal punto di vista personale c’è la consapevolezza di aver fatto un grande lavoro, al di là del risultato. Forse mi dispiace di più per le persone che, con dedizione straordinaria, hanno accompagnato questa avventura – spiega Simiani -. Quanto alla delusione è un sentimento più esteso, riferito al più che altro al risultato generale del Pd». In pratica, dopo i riscontri delle primarie, con le ottime percentuali di partecipazione, il partito, nel giro di pochi mesi, ha lasciato per strada molti voti. «E’ stata persa un’occasione per esprimere concetti chiari nei confronti dell’elettorato. Nella campagna elettorale si percepiva che qualcosa non andava, la nostra idea d’Italia non è stata recepita. Ho girato molti paesi e parlato con tanta gente. Nei circoli del Pd ho visto tante foto del passato attaccate alle pareti. Credo che doppiamo togliere quelle fotografie, metterle nel nostro cuore e ricordarle. Adesso però, su quelle pareti servono le fotografie del domani, perché occorre disegnare il futuro. Un concetto che Renzi aveva già espresso durante le primarie».
Nell’analisi del risultato elettorale quindi, c’è anche una riflessione relativa a Matteo Renzi, mancato leader della coalizione del centrosinistra: «Giusto accettare il risultato delle primarie – puntualizza Simiani -, ma nell’impostazione culturale del partito forse è mancata la necessaria innovazione, perché serve un atteggiamento empatico, non burocratico. Nel malessere dei cittadini erano chiari alcuni passaggi come la riduzione dei parlamentari, un taglio ai costi della politica, maggiore incisività sul tema della corruzione. Senza tralasciare la possibilità di aiutare a perseguire gli obiettivi di coloro che vogliono creare qualcosa».
Aspetti, questi ultimi, che si sono in parte tradotti nel sorprendente risultato del Movimento 5 Stelle: «Si percepiva che erano una forza in netta crescita – osserva Simiani -. Passavano da populisti, ma nel loro caso il voto dell’elettore è stato ragionato, erano l’unica soluzione per esprimere il malessere generale. Resto quindi più sorpreso dal risultato del Pdl, perché in politica non può prendere più voti chi la spara più grossa. L’uomo qualunque va convinto, ma non con i discorsi, servono i fatti».
Un risultato, quello espresso a carattere nazionale che trova conferme anche a livello locale: «Il contesto non può essere tradotto integralmente a tutti i livelli – precisa Simiani -, ma è chiaro che dobbiamo interpretare questo voto. In questa fase politica ci troviamo a gestire Regione, Provincia, capoluogo e molti Comuni del territorio, siamo determinati a fare del nostro meglio. Dobbiamo mettercela tutta, a partite dalle semplificazioni. Io, nel mio piccolo, cercherò di dare il massimo».