GROSSETO – Non è una novità che il carcere di via Saffi sia destinato a chiudere, da tempo vengono avanzate ipotesi in questa direzione, anche se il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, prende posizione sulla vicenda, opponendosi all’eventuale provvedimento. «Il carcere di Grosseto non deve chiudere. Lo dico in maniera chiara e lontana da qualsiasi rischio di fraintendimento – spiega il primo cittadino -. La decisione annunciata dallo Stato ci vede assolutamente contrari, anzi trovo che sia vergognoso che si possa anche solo ipotizzare una scelta del genere. Più volte, anche in tempi non sospetti, abbiamo ribadito la nostra disponibilità a cercare soluzioni alternative alla struttura di via Saffi. E non siamo certo stati ad attendere, dal momento che il Comune, laddove ci fosse la volontà da parte del Ministero a realizzare una nuova casa circondariale, ha già individuato un’area ad hoc, dietro al deposito artiglieria sulla via Senese. Con tanto di previsione nel Regolamento urbanistico».
Un problema in più per la città e una vicenda che, secondo Bonifazi, rischia di mirare alcuni equilibri. Ecco perché viene avanzata l’esplicita richiesta di dotare Grosseto, in ogni caso, di una struttura carceraria. «Chiudere il carcere di via Saffi, il carcere di una città capoluogo, significherebbe mettere a repentaglio un delicato equilibrio nel sistema della giustizia di tutto il territorio. Allo Stato chiediamo anche che il carcere di Grosseto, che rimanga quello attuale, che sia di nuova costruzione, sia nelle condizioni di garantire ai detenuti i diritti costituzionalmente riconosciuti. L’ipotizzata chiusura del’istituto di via Saffi comporterebbe inoltre gravi disagi e criticità per il personale attualmente in servizio e per tutta quella economia dell’indotto che non vogliamo certo ignorare».
A repentaglio, quindi, ci sarebbero 60 posti di lavoro: «Non riusciamo a concepire la logica della dismissione di una struttura che serve un vasto territorio, che rimane un anello fondamentale per il buon funzionamento della giustizia locale e che trova nell’amministrazione pubblica la massima disponibilità a collaborare con gli Enti preposti, anche attraverso percorsi di recupero e di inserimento dei detenuti con progetti educativi e di socializzazione mirati».