di Lorenzo Falconi
GROSSETO – L’agricoltura chiede risposte alla politica, gettando l’occhio al futuro, a quello che sarà anche in base all’imminente tornata elettorale. Agrinsieme, il coordinamento associativo composto da Cia, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative, ha così prodotto un documento dal titolo “Lo sviluppo dell’agroalimentare per la crescita del paese”, da sottoporre ai candidati dei vari schieramenti politici. Nel documento, vengono inquadrati 5 obiettivi principali, quali l’azione del governo in Europa, il Rafforzamento del sistema agroalimentare italiano, una semplificazione burocratica, una corretta gestione delle risorse naturali e un quadro normativo di riferimento. Al tavolo, presenti Antonfrancesco Vivarelli Colonna (presidente Confagricoltura Grosseto), Enrico Rabazzi (presidente Cia Grosseto), Massimo Guerrieri (presidente Confcooperative Grosseto) e Antonio Terribile (presidente CTL Legacoop Grosseto) che, dopo aver illustrato il documento, hanno ascoltato le risposte e le proposte dei candidati.
Per Umberto Casalini, candidato al Senato per La Destra, «è opportuno rivedere i rapporti tra Italia e Europa. In tal senso deve essere recuperata la sovranità in molti campi, soprattutto dal punto di vista monetario, essenziale per ridare risorse all’agricoltura del nostro Paese. Occorre anche dare più valore ai prodotti di casa nostro, in quanto l’agricoltura è stata venduta sull’asse franco-tedesco».
Roberto Azzi e Simona Bertelli, entrambi candidati al Senato per la Lega Nord, puntano il dito sull’aspetto burocratico, in quanto «è necessario che l’agricoltura, in quanto risorsa da tutelare con maggiore attenzione, attraverso meno fisco e quindi meno burocrazia. Inoltre, l’agroalimentare deve funzionare da settore strategico per la crescita del Pil».
Il candidato alla Camera Giordano Masini, di Fare per Fermare il Declino, parla di «un’Europa che condiziona troppo le scelte locali in fatto di politica agricola. C’è una certa schizzofrenia nel vedere il sussidio come sostegno al reddito. In realtà questi sussidi creano molti problemi alla produttività agricola. E’ opportuno rivedere l’IMU agricolo, per il resto tutto ciò che incontra l’aggregazione va favorito».
Mauro Pasquali, candidato al Senato per Rivoluzione Civile, preferisce far parlare i fatti e presenta un excursus politico su quanto fatto negli ultimi anni dall’Idv a sostegno dell’agricoltura, dalla tutela e valorizzazione del paesaggio, alle accise sui carburanti, per arrivare alla sospensione dei debiti per le aziende agricole in difficoltà. «Tutte cose svolte non in campagna elettorale – precisa -, bensì esercitate nella volontà di fare politica in favore del mondo agricolo».
Condivide il documento presentato da Agrinsieme Luca Sani, candidato alla Camera per il Pd e parlamentare uscente: «alcuni punti sono già stati oggetto del nostro impegno. Purtroppo in Europa il sistema agricolo italiano è stato svenduto in nome delle quote latte. L’agrolimentare è la prima voce commerciale del nostro Paese, ma la distanza con l’agricoltura è molto lontana ancora. Occorre promuovere un’azione forte di sburocratizzazione, troppi enti in agricoltura sono fonte di spesa. Ci assumiamo la responsabilità di aver sostenuto il governo Monti, ma l’IMU agricolo deve essere rivisto. Occorre un sostegno forte per il made in Italy, in modo da acquisire rispetto in Europa».
Parla al presente Fabio Mecarozzi, candidato alla Camera per il Movimento 5 Stelle: «il passato e futuro sono i temi di oggi, ma voglio soffermarmi sul presente perché oggi per gli agricoltori non c’è reddito. Non può esserci senza mercato da filiera corta e non può esserci ricambio generazionale. Il nostro territorio poi, ce lo stanno vendendo. Qualche anno fa in campagna trovavi Luigi e Antonio, oggi Franz e Fritz. Bisogna riprendere in mano il nostro mercato e far sentire la nostra voce al cospetto delle calamità che per l’agricoltura vengono totalmente ignorate. Vorrei poi, avere più libertà sul mio territorio, gli agricoltori non possono chiedere permesso per entrare in casa loro».
Usa il termine “rivoluzione”, invece, Monica Faenzi, candidata alla Camera per il Pdl, tutto questo perché: «è necessario cambiare il sistema, in maniera forte e diretta. C’è bisogno di una rivoluzione vera nella nostra Costituzione al fronte di una eccessiva frammentazione di competenze. E’ una bolgia, perché senza un’adeguata revisione si continuerà a mantenere in piedi strutture che assorbono risorse, sperperate in mille rivoli, in quanto la burocrazia mangia. Abbiamo fatto tante cose in difesa del made in Italy, su quello vogliamo continuare a muoverci, ma c’è bisogno di un forte cambiamento».