di Lorenzo Falconi
GROSSETO – E’ un Centro Democratico in rosa quello che si presenta alla Fondazione il Sole per un incontro pubblico. Al tavolo siedono quattro donne che fanno sentire la propria voce. «E’ un’occasione importante questo tavolo tutto in rosa rosa – spiega Tiziana Tenuzzo -, perché non è solo un discorso di quote, nel nostro partito le donne contano veramente e saranno protagoniste anche nella prossima elezione, con posizioni chiave sia nelle liste della Camera dei Deputati che in quelle del Senato della Repubblica».
Ospite d’onore Pamela Villoresi, attrice e donna di spettacolo, candidata al Senato dopo aver raccolto l’invito di Bruno Tabacci. «Per me non è stata una decisione facile – dice Villoresi -, perché nell’ultimo periodo mi sono spesso domandata dov’era andata a finire la mia identità politica. Il mio percorso nasce con il Pd, con loro mi sono arrabbiata e ho al tempo stesso apprezzato le scuse di Letta. C’è voglia di cambiamento in tutto lo schieramento del centrosinistra, ma mentre il Pd ha un organismo elefantiaco da rimuovere, noi del Centro Democratico siamo giovani di nascita. Non mi stanco di dire che Tabacci ha voluto accanto a se uno schieramento di gente capace. Il nostro impegno è grande e il voto per noi utile, perché va evitato il rientro della politica malata. Oggi l’Italia è un malato terminale e non si guarisce senza cure, quindi è opportuno non buttare via il voto».
Presenti altri candidati in rosa, come Maria Grazia Guida, un passato da vicesindaco di Milano nella giunta Pisapia: «La vita politica di questo paese è fatta da persone che occupano più incarichi e si mettono più giacche addosso – osserva -, invece il nostro obiettivo è quello di fare politica con grande umiltà e di dare un servizio per il bene comune». Spazio anche per Carla Minacci, candidata del territorio: «La politica deve essere al servizio della gente – dichiara – e deve avere la schiena dritta in fatto di moralità. Come Centro Democratico rappresentiamo i moderati, ma ciò non significa che siamo meno arrabbiati. Ci chiedono spesso come faremo ad andare d’accordo con Vendola, ma il nostro motto è includere, anziché escludere, in ragione soprattutto delle diversità».