di Lorenzo Falconi
GROSSETO – I candidati maremmani di Fare per Fermare il declino si stringono attorno a Michele Boldrin (al centro nella foto), uno dei 7 fondatori del movimento di Oscar Giannino, divenuto poi espressione politica. L’arrivo del direttore del dipartimento di economia nella Washington University, nonché direttore esecutivo del Fedea di Madrid, richiama attenzione intorno al movimento che cerca di ritagliarsi un posto al sole puntando su concetti basilari come trasparenza e unicità. Presente anche una corposa parte la pattuglia dei candidati al Senato e alla Camera che rappresenta la Maremma con Biagio Muscatello, Cristiana Facco, Gianluca Ferraro, Andrea Bonalanza, Marco Bicocchi Pichi. Nelle parole dei candidati emerge la volontà di far emergere il concetto di novità politica, di cavalcare l’onda del cambiamento attraverso un impegno costante.
Un piccolo partito quindi, che pensa in grande, come spiega lo stesso Boldrin nei numeri: «Non faremo il 4% come dicono i primi sondaggi, ma molto di più». Va diretto al punto Boldrin, senza tergiversare e, nel sostenere i candidati del territorio, a cui cede volentieri la parola prima di parlare, focalizza i mali dell’ultimo ventennio italiano e puntualizza i concetti che sorreggono l’idea di Fare per fermare il declino. «Tanto per cominciare – spiega Boldrin – non abbiamo nessuna appartenenza. Non siamo né di centrosinistra, né di centrodestra, siamo semplicemente un’altra cosa. Purtroppo in Italia permane una divisione ideologica vecchia ormai di un secolo, cristallizzata agli anni ’20 e ragione di tutti i “turarsi il naso” nel votare uno schieramento piuttosto che un altro. Pd e Pdl, ad esempio, dicono spesso la stessa cosa senza per altro risolvere il problema».
C’è bisogno quindi di agire di “Fare”, come ricordano spesso sia Boldrin che i candidati maremmani. «E’ giunto il momento di provare a cambiare – osserva Boldrin – altrimenti l’alternativa è l’Argentina…e qui mi fermo. Da tempo andiamo avanti con il luogo comune che in ogni caso, vada come vada, gli italiani si arrangiano. Intanto però il complesso del Paese è in forte difficoltà e la spesa pubblica che funzionava da pomata per alleviare il dolore non c’è più, fra 20 anni staremo molto peggio se non prendiamo in mano la situazione. Per questo la società civile è invitata a costruire il soggetto politico che in 150 anni di Italia non è mai esistito. Questo è Fare per fermare il declino».