di Daniele Reali
GROSSETO – “Le imprese presentano il conto”. Si chiama così l’iniziativa messa in campo da Confesercenti per lanciare l’allarme e chiedere più attenzione per le realtà produttive del commercio e del turismo. Secondo lo studio fatto a livello nazionale dall’associazione di categoria nel 2012 hanno chiuso 283 aziende al giorno e nel 2013, se non ci sarà una modifica della politica fiscale, questa cifra crescerà fino a 311.
In provincia di Grosseto i numeri elaborati dalla Camera di Commercio sono “spaventosi”. Nel settore della ricettività e della ristorazione nel corso del 2012 sono nate 101 nuove attività, mentre quelle cessate sono state 187 con un saldo negativo di 86. Situazione peggiore per il commercio: nell’anno passato sono stati aperti 255 nuovi negozi, ma le attività chiuse sono state 466 con un saldo negativo di 211.
«Non è più possibile resistere – dice Gloria Faragli, direttore di Confesercenti Grosseto – perché l’imposizione fiscale è cresciuta troppo con le ultime tre manovre mettendo le aziende in notevole difficoltà. Chi è riuscito a tenere dal 2008 ad oggi, adesso non ce la fa più». Per questo anche a Grosseto la Confesercenti ha rilanciato una serie di richieste rivolte al governo che verrà e alle istituzioni locali. «Il commercio è l’unico settore che in Italia è stato totalmente liberalizzato» ha detto Gloria Faragli e adesso c’è bisogno di un ripensamento sopratutto per ridurre l’imposizione fiscale. «In particolare – ha spiegato Barbara Duchi, rappresentante dei giovani imprenditori – c’è bisogno di interventi per favorire la costituzione di nuove imprese fatte da giovani migliorando l’accesso al credito, promuovendo la formazione e il supporto tecnologico e manageriale».
A livello locale «puntiamo anche sui centro commerciali naturali – ha detto Pier Ferruccio Lucheroni, presidente di Confesercenti – come a Grosseto, ma ci aspettiamo una risposta dalle istituzioni. E in questo contesto abbiamo anche aderito all’iniziativa “Libera dalla Domenica” per tornare a discutere sull’aperture domenicali». Quello della domenica è un aspetto molto sentito anche dalle donne imprenditrici: «la crisi ha acuito – ha detto Roberta Biondi, rappresentanti delle imprenditrici – la difficoltà che già c’era per conciliare il lavoro con la cura della vita familiare e per questo chiediamo misure che investano nel “know how” e nella formazione per superare il momento difficile».