GROSSETO – Non si conosce ancora il numero delle persone morte nelle Foibe del Carso. Forse migliaia gli italiani che persero la vita gettati nelle profondità naturali dell’altipiano, alle spalle di Trieste e dell’Istria. Oppositori, fascisti, Italiani contrari a Tito, furono fucilati e gettati nei buchi nella roccia legati a due a due, alcuni ancora vivi. Dal 2004, il governo italiano ha istituito una giornata proprio per non dimenticare chi è morto nelle Foibe in Istria e Dalmazia.
«Il 10 febbraio è un’altra data entrata ormai a far parte della nostra cultura democratica e civile – afferma il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi -. Non dimenticare le immani sofferenze patite da tante persone durante l’esodo giuliano-dalmata e le stragi perpetrate attraverso le famigerate foibe è un dovere morale per chiunque creda che la follia della guerra e dell’odio tra simili sia comunque e sempre simbolo di quanto in basso possa arrivare l’essere umano.»
«Più volte i Presidenti della Repubblica degli ultimi anni, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano – prosegue Bonifazi -, hanno sottolineato la necessità di tenere viva nella mente di tutti questa tragica pagina di storia. In particolare l’attuale Capo dello Stato ha in tante occasioni indicato la necessità di ripartire proprio dall’unità europea con l’obiettivo esplicito di superare ogni tentazione di derive nazionalistiche e per far convivere etnie, lingue e culture diverse. Perché è questo che richiede anche il momento storico, proprio in considerazione di questi anni di crisi economica, di assenza crescente di riferimenti, di recrudescenza di anacronistici sentimenti nazionalisti in tutta Europa. Questa giornata in cui si commemora il dramma di tanti italiani, che rappresentarono la maggioranza delle vittime delle foibe – conclude Bonifazi -, deve essere sempre di più l’occasione per comprendere l’importanza di chiudere definitivamente il secolo dei nazionalismi e delle ideologie totalitarie che ci siamo lasciati alle spalle.»