di Barbara Farnetani
CIVITELLA MARITTIMA – Avevano messo a punto una tecnica infallibile per scassinare i videopoker. Entravano nei locali durante l’orario di apertura, quando i bar erano pieni di gente, attorniavano la macchinetta come a voler fare un partita. Forzavano il cassetto dando qualche colpetto secco che però poteva essere scambiato per un rumore emesso nella concitazione del gioco, si impossessavano del denaro, e ribloccavano il cassetto con una zeppetta fatta di carta piegata così che tutto sembrasse normale. Ed è stata proprio quella zeppa di carta a tradire tre uomini residenti a Castel del Piano, tre operai edili di 52, 44 e 26 anni.
I tre, tra novembre e dicembre, hanno messo a segno tre colpi in rapida successione, in tre differenti bar. Il primo, a Paganico, dove hanno portato via mille euro in monetine, il secondo a Borgo Santa Rita, nel comune di Cinigiano, e il terzo a Castel del piano, dove hanno asportato 700 euro in ciascuno dei due locali. Una tecnica rodata, un modus operandi identico che si è ripetuto in tutti e tre i casi, un certo gusto per la sfida che portava i tre ad agire sempre di giorno e a locale aperto. Le indagini della stazione dei Carabinieri di Civitella Marittima e della comapgnia di Arcidosso però sono partite subito con il piede giusto: ad una analisi più attenta i militari hanno capito subito che quella zeppetta di carta piegata non era carta qualunque. Si strattava di una bolla di accompagnamento per l’acquisto di una trave in una segheria. Il nome dell’acquirente era stato strappato, ma non è stato difficile per i carabinieri risalire, tramite l’originale, al nome dell’uomo di 52 anni, un napoletano operaio edile.
I sospetti hanno iniziato dunque ad addensarsi anche sugli altri due, entrambi Albanesi, che spesso si accompagnavano all’uomo con cui condividevano anche il lavoro. Proprio nel corso delle indagini un seondo furto, a Castel del piano, ha tolto agli inquirenti ogni dubbio. Anche in questo caso i tre avevano lasciato una zeppa di carta, all’apparenza bianca, in realtà, in negativo, è comparso un secondo nome, quella del 26enne albanese. L’uomo aveva forse scritto su un foglio sovrastante, ma la pressione aveva “trasferito” il suo nome su quello sotto, e il giovane aveva così involontariamente firmato il reato commesso. I profili dei tre corrispondevano tra l’altro alle descrizioni fatte dai proprietari su chi si trovava nei loro locali il giorno dei furti. Nell’auto del 44enne, è stata trovata una mazza da baseball mentre in casa sono state sequestrate 150 cartucce e un punteruolo da legno piegato in più punto e che potrebbe essere stato usato come strumento da scasso.
Per i tre è scattato l’obbligo di custodia cautelare e il magistrato ha disposto gli arresti domiciliari.