di Lorenzo Falconi
GROSSETO – La vicenda Mabro merita un impegno politico volto al tentativo di risolvere la situazione. E’ quanto pensato dagli esponenti di Rivoluzione Civile che, in vista delle prossime elezioni politiche, hanno fissato un incontro con i dipendenti di Mabro per un confronto sui temi riguardanti il lavoro. Titolo dell’evento “Mabro, tra presente e futuro”, anche se, come amaramente precisato dai lavoratori dell’azienda manifatturiera di abbigliamento, «di futuro ne intravediamo poco». Per la lista di Ingroia erano presenti anche i candidati per il Senato della Repubblica Mauro Pasquali e Riccardo Bassi, pronti a raccogliere le osservazioni dei dipendenti Mabro, oltre al coordinatore della Toscana Roberto Rizzo. «Questo appuntamento non è solo campagna elettorale – ha spiegato Rizzo -, ma arriva in un momento in cui molte realtà simili alla Mabro, in Toscana, sono nell’incertezza, senza prospettive future per il rilancio. Ancora oggi siamo in attesa di risposte, di un piano industriale che non è mai stato presentato, con un atto di piena irresponsabilità. Come Rivoluzione Civile, al primo punto del nostro programma abbiamo il lavoro, in ottica di legalità però, dove gli imprenditori, non siano solo “prenditori”».
Le Rsu, invece, hanno espresso ancora una volta il loro disagio che si protrae ormai da anni: «I problemi ci sono, non è vero che, come dice la proprietà, va tutto bene. I problemi sono economici, sono ben presenti in un imprenditore come Barontini che non ha le capacità per gestire l’azienda. Ancora ci mancano gli stipendi di dicembre e gennaio, oltre alla tredicesima, in più c’è lo spettro della cassa integrazione, dato che non sappiamo se a partire da domani verrà confermata. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno 100 euro, nelle condizioni in cui siamo. Preoccupa l’assenza di lavoro, allo stato attuale in azienda ci sono 140 capi della Luis Vitton da preparare, mentre in passato ne facevamo 108 in due ore. E’ un calo di produzione preoccupante, con Barontini che non vuole il lavoro, rifiuta i contratti e desidera portare solo a chiusura l’azienda. Quando ci fu presentato dalla Regione Toscana come possibile salvatore, ci dissero anche che doveva essere affiancato, ma così non è stato. Ci domandiamo cosa vogliono fare di quest’azienda, siamo certi che i giorni sono contati e alla fine ci diranno che tutti quanti i rappresentati delle istituzioni e del mondo della politica sono dispiaciuti. Queste cose le sappiamo già, ma se finiamo male noi, devono finire male anche coloro che ci hanno portato in questa situazione. Vogliamo ancora credere nella politica e raccomandiamo a voi di Rivoluzione Civile di fare bene il vostro lavoro, con coscienza. Noi chiediamo che non ci facciano scontare colpe che non abbiamo».
La conclusione del dibattito, per Rivoluzione Civile, è stata che è necessario ripartire da un piano industriale dettato dalle regole della politica industriale e non dell’avventura. Per attivare questo versante di politica industriale, secondo la lista Ingroia, è necessario contestualmente attivare anche una seria riforma del Welfare con la realizzazione dell’universalità degli ammortizzatori sociali.