di Lorenzo Falconi
SATURNIA – La storia si ripete, sempre con troppa amarezza per gli allevatori che lanciano un nuovo grido di allarme contro la minaccia dei predatori. Sembra ormai un disco incantato, ma la realtà è ben più drammatica, perché al fronte di una crisi economica che si fa sentire, gli attacchi dei predatori sono sempre più incisivi.
«Uno degli ultimi attacchi risale a una settimana fa – ci spiega Virgilio Manini, allevatore di pecore di Saturnia, ma anche presidente dell’Ipg “agnello del centro Italia” -. Ho perso due capi a causa dei predatori, a niente sono serviti i recinti con luci e dissuasori elettrici che la Provincia di Grosseto ci ha consegnato».
Un danno economico che non è fine solo alla perdita dei capi, ma che si estende anche allo smaltimento delle carcasse e lo stress che subentra nel gregge a livello produttivo: «A questo c’è da aggiungere che noi allevatori non abbiamo alcuna tutela economica – precisa Manini -, c’è un’assicurazione molto difficile da attivare e di fatto non ci viene concesso nessun intervento diretto. La perdita economica poi, non si esaurisce al valore del capo, allo smaltimento della carcasse e ad altre ripercussioni sul gregge, c’è anche un impegno di circa 6 ore per sistemare la situazione anche dal punto di vista burocratico. Ore che ogni volta sottraiamo al nostro lavoro».
La presenza dei predatori, in ogni caso, è sempre messa in dubbio, al punto che non è mai chiaro quanta insistenza ci sia sul territorio e di quale specie si stia parlando: «La realtà è che i predatori sono tanti – conclude Manini – lo dimostrano anche le esperienze riportate dai cacciatori che formano le squadre per le battute al cinghiale. Spesso i lori cani si rifiutano di entrare nel bosco perché avvertono il pericolo che arriva dalla presenza dei predatori».