ORBETELLO – Furto di pesce negli allevamenti di Ansedonia, dove la scorsa notte la Guardia Costiera di porto Santo Stefano, in collaborazione con i Carabinieri, ha smascherato una banda che aveva appena rubato ben tre quintali di spigole. I Carabinieri di Porto Santo stefano hanno notato un furgone sospetto nelle vicinanze degli allevamenti di Ansedonia. Hanno dunque allertato la guardia costiera, che da tempo era sulle tracce di una organizzazione criminosa che aveva già messo a segno altri furti ai danni degli allevamenti. Pesce nostrano che poi, una volta confezionato, veniva inviato a sud, a Roma e Napoli, dove veniva rivenduto come pesce di mare, a prezzi maggiorati rispetto al valore del prodotto d’allevamento, realizzando così anche una truffa ai danni dei consumatori (nella foto un’immagine di repertorio).
La Guardia Costiera ha capito subito che i documenti di accompagnamento ai tre quintali di spigole erano contraffatti. I Carabinieri hanno dunque fermato i due uomini, originari di Napoli, che erano a bordo del furgone. Ai due è stato contestato il reato di ricettazione e falso ideologico. Oltre al pesce è stato sequestrato anche il furgone, appartenente ad una ditta locale. Il pesce è stato poi restituito ai legittimi proprietari.
La Guardia costiera ha appurato inequivocabilmente il furto dalle vasche e il trasbordo ai furgoni, avvenuto senza che gli addetti alla sorveglianza dei vari allevamenti si accorgessero degli ammanchi. L’appello dell’Ufficio Circondariale marittimo ai ristoratori e alle pescherie è di «diffidare da chiunque proponga prodotti ittici di dubbia provenienza, ricordando che, oltre alle non trascurabili implicazioni di carattere sanitario, nel caso di mancato rispetto delle taglie minime di specie si rischia il deferimento all’Autorità Giudiziaria e la possibile chiusura dell’esercizio da cinque a dieci giorni.»