di Barbara Farnetani
GROSSETO – È il sistema della piccola impresa quello che ha subito e sta subendo di più la crisi economica, ossia il tessuto produttivo tipico della nostra provincia. Anche per questo è la Maremma l’area, in tutta la Toscana, che sta soffrendo di più. Anche in relazione al fatto che, se si esclude agricoltura e turismo, i veri settori trainanti sono edilizia e manifatturiero, le due macroaree che hanno subito le perdite più consistenti: -22% la prima e -16% il secondo. E poiché il 75% dei ricavi viene da un mercato di natura territoriale, è un serpente che si morde la coda, senza liquidità e una stagnazione che non può sfruttare la pur minima ripresa dei mercati internazionali magari puntando sull’export.
«La situazione – affarma Mauro Ciani segretario generale di Confartigianato – non è rosea. Si evidenzia una sorta di stabilizzazione dei mercati finanziari con un inizio, da un punto di vista macroeconomico, di regressione da parte della crisi, dal lato opposto, sul nostro territorio siamo entrati nella crisi più tardi di altri, e più di altri fatichiamo ad uscirne. Sino al 2008 abbiamo avuto un trend di crescita che proseguiva da 15 anni, dal 2009 al 2012 invece siamo avvolti e abbracciati da una spira mortale sia da un punto di vista occupazionale che economico, che ha messo in discussione il sistema delle piccole imprese.» Secondo Ciani, in Maremma, i primi spiragli si potranno vedere forse dopo settembre prossimo, il secondo semestre è infatti il periodo dell’anno notoriamente più positivo per la nostra terra da un punto di vista economico. Allora alla stabilizzazione della crisi e una timida ripresa a livello nazionale si uniranno gli effetti positivi della stagione turistica e dei frutti dell’agricoltura, gli altri due segmenti economici trainanti per la provincia di Grosseto. «Le prospettive di ripresa sono comunque tutte relegate nel 2014.»
«L’edilizia è un settore importante per il nostro territorio – prosegue Ciani – come pure tutta la filiera connessa. La nostra è una economia fondata sulle imprese del settore dei servizi alla produzione e alle persone (e dunque legate ai consumi) e sono quelle che stanno pagando di più. L’unica nota positiva viene dall’agroalimentare che, grazie all’export, ha subito prima la crisi e dal 2010 sta vivendo una timida ripresa. Purtroppo è un settore che incide solo per il 3-5%.»
Di contro l’edilizia ha perso, da un punto di vista occupazionale, il 14% degli addetti, circa 3.800 persone, che aggiunte alla mortalità aziendale salgono a 5.500 posti di lavoro. Il manifatturiero sta sul 6,4%, circa 1.500 addetti che, per la stessa logica, salgono a 2 mila. Le retribuzioni poi hanno subito un taglio del 26%. Altra nota dolente gli investimenti, che calano del 15%.
Per quanto riguarda l’uscita dalla crisi «la soluzione deve venire sia dal sistema, con una convergenza di tutti i soggetti attivi sul territorio (istituzioni, Camera di commercio, imprenditori, sindacati), sia da fuori con un Governo che tenga presente le criticità che ci sono, come la fiscalità o la eccessiva burocratizzazione. E che svincoli le amministrazioni virtuose dal patto di stabilità permettendo di mettere in circolazione nuova liquidità»
L’ultimo appello poi, Ciani lo fa ai politici Grossetani che siederanno in Parlamento, «se vogliono aiutare le aziende devono tenere ben a mente le richieste che sono emerse durante l’ultima manifestazione di Rete Imprese Italia»