ISOLA DEL GIGLIO – Tre buoni motivi per portare il relitto della Costa Concordia a Piombino, una volta che sarà tornata a galleggiare. Il presidente della Toscana Enrico Rossi (nella foto accanto assieme agli amministratori maremmani) li ripete sollecitato dai giornalisti all’ingresso del porto dell’isola, nel giorno del ricordo del naufragio che ci fu un anno fa esatto. Costa ha affidato alla società londinese che ha selezionato i progetti per la rimozione della nave il compito di individuare lo scalo marittimo più adatto per accogliere il relitto. Una decisione sarà presa entro la fine di febbraio, è stato detto ieri. Secondo il presidente della Regione Piombino è la scelta migliore perché è il porto più vicino e da un punto di vista ambientale garantisce quindi più sicurezza. Lì la nave, trascinata, potrebbe arrivare in un giorno e mezzo. Piombino ha anche competenze e tradizione adeguate. E poi, ripete il presidente, se devono esserci ricadute economiche sarebbe bene che fossero in Toscana, che il disastro e il naufragio l’ha subito. La situazione è sotto controllo, ma il danno c’è stato. Il presidente annuncia poi come la prossima settimana ci sarà una riunione per decidere come alzare intanto la linea di galleggiamento della nave, alleggerendola magari di alcune parti superficiali. D’accordo con la protezione civile nazionale.
Al Giglio stamani c’era anche il ministro dell’ambiente: per ricordare, per portare la solidarietà del governo ai familiari delle trentadue vittime, ma anche per dire che si continua a lavorare per rimuovere la nave e proteggere l’ambiente di un’isola e di un arcipelago, parole sue, che sono patrimonio dell’intero Mediterraneo. Intervistato, il ministro ripete che il naufragio dell’anno scorso insegna come superficialità e incompetenza creano danni incredibili e che di fronte ad una situazione di emergenza la risposta migliore è quella della competenza e trasparenza, come è stato per il Giglio e la Concordia.
Il cielo della solidarietà
La commemorazione e il ricordo della tragedia sono affidate alla cerimonia che inizia poco dopo le undici della mattina con la messa nella chiesa del paese, poco distante dal mare e che quella notte accolse tanti. L’officiano il vescovo di Pitigliano,Sovana e Orbetello e altri parroci, con i canti del coro dell’isola. Sul porto un grande schermo rilancia le immagini dall’interno. “Il cielo quel giorno si aprì”, recita una delle letture. “Quella notte il cielo si apri sull’isola del Giglio: il cielo della solidarietà – ripete il vescovo nell’omelia -. L’isola disse così il suo battesimo al Giordano”. Nelle prime file di una chiesa stipata ed affollata ci sono il presidente della Toscana e l’assessore all’ambiente, il ministro con il sottosegretario, il capo della Protezione civile nazionale, il presidente della Provincia di Grosseto, i sindaci del Giglio e dei Comuni gemellati, l’ambasciatore e console degli Stati Uniti, i rappresentanti di Costa e tante altre autorità civili e militari. Viene letto anche un messaggio del presidente della Repubblica.
La targa alle Scole, i fiori in mare e trentadue colpi di sirena
Ma la giornata al Giglio era iniziata due ore prima della messa, con la riposizione dello scoglio strappato quella notte dalla chiglia della nave nel punto in cui era, calato di nuovo in acqua alle Scole, assieme ad una targa in ricordo del naufragio. Su un motoscafo a tre ponti i giornalisti arrivati un po’ da tutto il mondo – più di cento sono state le testate accreditate –, su un altro i familiari e parenti delle vittime, tornati sull’isola. Alle Scole, in mezzo al mare calmo ma sotto un cielo plumbeo e grigio, qualcuno si abbraccia quando lo scoglio, poco dopo le nove e mezzo, affonda in mare e le due imbarcazioni si rispondono con le sirene. Altri si abbracciano (e qualcuno piange) quando poco dopo, dallo stesso traghetto, i familiari lanciano in acqua due mazzi e corone di fiori a Punta Gabbianara, davanti alla carcassa della nave, e trentadue colpi di sirena si susseguono rapidamente in ricordo di chi quella notte ha perso la vita. Trentadue appunto, di diversa età e nazionalità, dagli appena sei anni di Dayana a settantanove: italiani, americani, francesi, tedeschi, indiani, peruviani, ungheresi e spagnoli. Con due corpi, di una passeggera italiano e di un membro indiano dell’equipaggio, ancora non ritrovati e non riconsegnati alle famiglie.
Le onorificenze
Dopo la cerimonia la consegna delle onorificenze – “Alla carità e alla solidarietà”, nel nome di un frate cappuccino nato sull’isola e morto in Africa due anni fa – per chi quella notte ha accolto i quattromila passeggeri della nave: al colonnello Ennio Aquilino dei Vigili del Fuoco, all’ammiraglio Dell’Anna per la Capitaneria di porto, al commissario Gabrielli per la Protezione civile nazionale, a Elio Vincenzi e Kevin Rebello, rispettivamente marito e fratello delle due vittime ancora non ritrovate. Vincenzi ha portato dalla Sicilia la statua di una Madonna per la chiesa del Giglio. Premiato anche il popolo intero del Giglio, che nei prossimi giorni riceverà anche la medaglia d’oro al valore civile. Il Comune ricambia con il conferimento della cittadinanza onoraria a tutti coloro che assieme si sono adoperati: all’Arma dei carabinieri, alle Capitanerie di porto e alla Guardia costiera, al Corpo Forestale, alla Guardia di Finanza, alla Marina militare, alla Polizia di Stato, ai Vigili del Fuoco
La lapide al Molo Rosso
Il pomeriggio prosegue con l’inaugurazione della lapide in memoria delle vittime del naufragio nella piazzetta all’ingresso del Molo Rosso, seguita da un’altra targa che al Rivellino ricorda
lo slancio di solidarietà dei gigliesi. Poi a sera una processione di lanterne e un minuto di silenzio, simbolico, alle 21.45, ora della collisione della Costa Concordia sullo scoglio delle Scole.