USA – «Comportamenti negligenti o disattenti» dei passeggeri «furono concausa, se non l’unica causa, per le presunte lesioni e i danni» verificatisi quando la Costa Concordia affondava la notte del 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio: così secondo quanto riferisce lo studio legale americano John Artur Eaves che assiste i passeggeri e le vittime del naufragio, la Carnival Corporation & PLC (la società di Miami che controlla Costa Crociere spa) si sarebbe difesa incolpando i viaggiatori nel procedimento legale promossogli contro per risarcire le vittime. La Carnival, citata in giudizio in California da alcuni passeggeri, membri dell’equipaggio e familiari delle vittime, ha depositato alla corte alcuni documenti dove accusa i passeggeri.
Inoltre, sempre secondo lo studio legale Eaves, «Carnival nega di avere il dovere nei confronti delle persone ricorrenti di proteggerle da danni durante la permanenza a bordo della nave e durante l’uso previsto; perciò la causa deve essere respinta visto che i ricorrenti hanno già ottenuto pieno compenso per le lesioni e i danni presunti». Il processo in California è stato fissato dal giudice il 23 luglio 2013. «Andremo a fondo per fare in modo che una simile tragedia non si ripeta mai più», ha detto John Arthur Eaves Jr. dello studio legale americano che tutela i ricorrenti. Nell’istruttoria Eaves chiederà le testimonianze di Micky Arison, amministratore delegato di Carnival e membro del comitato realizzato dalla società per far osservare le regole in tema di sicurezza e protezione della salute e ambientale (Health Environmental Safety and Security; HESS).
«Chiederemo alla corte – ha detto ancora John Arthur Eaves – di interrogare tutti i membri del comitato HESS, tutti responsabili per la definizione dei programmi per la formazione dell’equipaggio e tutte le persone responsabili ad osservare che l’equipaggio sia ben preparato per intervenire in caso di emergenza o di una eventuale evacuazione della nave. Chiederemo inoltre di sentire tutte le persone responsabili per quanto accaduto al Giglio, per aver permesso al capitano di deviare la rotta per eseguire la ‘navigazione turistica’, cioè il tragico ‘inchino’».