ISOLA DEL GIGLIO – Sono state oltre 13.500 le analisi effettuate dall’Agenzia per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) effettuate fin dai primi giorni successivi al naufragio della Costa Concordia. Chiamata prima dalla prefettura di Grosseto, e poi dal Commissario straordinario Franco Gabrielli, ad attivare l’attività di monitoraggio delle acque, l’Arpat ha prelevato più di 300 campioni in oltre 100 giorni di prelievi. Nel 2012 la sezione del sito dell’Agenzia dedicata all’emergenza Concordia, dove vengono pubblicati in tempo reale i risultati delle analisi, ha registrato quasi 60 mila accessi.
A un anno dal naufragio davanti al porto dell’Isola del Giglio sono questi alcuni dei numeri diffusi dall’Arpat che, ancor prima della dichiarazione dello stato di emergenza, aveva “dirottato” il battello oceanografico Poseidon a presidiare l’area. Complessivamente, si legge in una nota, «l’impatto di questo evento, che avrebbe potuto essere potenzialmente catastrofico per l’ambiente, è stato invece fino ad oggi molto limitato, grazie a tutte le azioni di prevenzione messe in atto», prima fra tutte la rimozione del carburante dai serbatoi. La maggioranza dei prelievi sono stati fatti nei pressi del relitto o al suo interno, ma anche nelle vicinanze del punto di presa del dissalatore. Tutte le analisi non hanno evidenziato situazioni «di evidente criticità o alterazioni di acque particolarmente pulite come sono e restano quelle dell’Isola del Giglio».
Le analisi all’interno della nave, hanno evidenziato alcuni episodi di ”picco” per alcuni parametri, «senza peraltro determinare situazioni di inquinamento significativo rilevabile nell’intorno del relitto». «L’impegno dell’Agenzia proseguirà per tutta la fase di recupero della nave e – conclude la nota – ci stiamo organizzando per eventuali attività di competenza se il relitto verrà trasportato in un porto toscano».