FIRENZE – Nonostante la crisi dei consumi, per quanto riguarda il settore turistico la Toscana continua ad essere la locomotiva d’Italia. Ad affermarlo è l’assessore regionale.
Rispetto alle previsioni di settembre, le stime sono state riviste al rialzo: le conferme della domanda estera in molte aree della nostra regione hanno circoscritto il forte calo che si temeva all’inizio della stagione.
Il Centro Studi Turistici, sulla base delle statistiche ufficiali del settore stima a meno 1,4% la contrazione degli arrivi; ed a meno 2,4% la contrazione dei pernottamenti turistici nell’anno 2012.
Altro dato che rende ottimisti per il futuro sono le rilevazioni delle Banca d’Italia: nei primi nove mesi del 2012 la spesa dei viaggiatori stranieri in arrivo in Toscana è aumentata dello 0,1%. Sempre nel periodo in esame è lievemente diminuita la spesa procapite giornaliera (da 94,3 a 93,6 euro) mentre la spesa procapite per viaggi è passata da 444 a 453 euro. Da un primo confronto con i dati nazionali emerge una forte tenuta dei flussi turistici a livello regionale. Le prime stime indicano un calo inferiore del mercato nazionale e valori migliori per quanto riguarda i flussi provenienti dai mercati esteri.
Nel 2012, in Toscana si è rilevato un calo del turismo nazionale stimato a meno 5,7%, a differenza degli stranieri che hanno segnato un aumento pari allo 0,7%, portando per la prima volta la quota del mercato estero al 52,2% del movimento complessivo, con ottimi risultati su alcuni mercati dei paesi BRIC, in particolare Cina, India e Russia, mentre restano stabili i flussi del turismo brasiliano. Positivi anche i dati relativi al mercato tedesco e svizzero. Fra i mercati “minori”, in valori assoluti, in lieve crescita i flussi turistici provenienti dall’Australia, dal Giappone, dall’Argentina, dal Belgio e dalla Danimarca. Stabili i flussi provenienti dal Regno Unito. In calo i flussi provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dall’Olanda. In lieve calo i flussi provenienti dagli Stati Uniti.
Dall’analisi dei dati emerge che a reggere meglio sono state le imprese che hanno saputo formulare proposte specifiche per il mercato estero, e in generale per i consumatori a minor disponibilità di reddito. Complessivamente il comparto alberghiero segna una diminuzione del 2,3%, quello extralberghiero il meno 2,6%, con la quota di mercato del settore alberghiero attestata al 53% del totale.