GROSSETO – «L’abbandono del PdL da parte di amici e compagni di viaggio lascia sconcertati e rattristati perché quello che viene meno non è il rispetto per le persone, ne tantomeno l’amicizia che è e rimane un fatto personale, è l’interruzione della condivisione di un percorso fatto di idee e principi.» È questa la riflessione di Fabrizio Viggiani, vice coordinatore provinciale del PdL di Grosseto, circa il crescente numero di transfughi che sta lasciando il Pdl per altre formazioni politiche.
«Volutamente si ignora che il male oscuro che sta minacciando il PdL, ma non solo il PdL, sta nel fatto che la società sta cambiando autonomamente nei suoi bisogni e valori e che la politica non sa gestire il cambiamento – prosegue Viggiani -. Un mutamento che è ben oltre la nostra capacità di comprensione con ricadute quotidiane sulla pelle di tutti. A chi fa politica spetta il dovere di recuperare il gap culturale tra mondo reale e mondo passato ancora presente. I dubbi ed i problemi non possono essere affrontati con riposizionamenti partitici troppo simili a facili colpi di spugna nel tentativo di recuperare una verginità perduta, ma con l’assunzione di responsabilità delle scelte politiche.»
«Purtroppo invece prevalgono solo le logiche da resa dei conti, e soprattutto prevale tanta, ma tanta voglia di protagonismo – afferma amaramente Viggiani -. È vero dentro il partito ci sono molte criticità da affrontare. Si assiste a numerose e compiaciute esternazioni pubbliche usate come vetrine. È mancata la volontà di confrontarci realmente nelle stanze del partito partendo dai comuni valori non negoziabili, ragionando al di sopra dei singoli interessi, delle rivendicazioni personali e delle aspettative mancate. Le storture del partito non si possono contrastate rifugiandosi in un altro “affollato” portone per poi riprodurre inevitabilmente gli stessi errori e lo stesso metodo di fuga quando la temperatura non è più ottimale. In questo contesto non credo che chi abbandona un percorso abbia sempre ragione o più coraggio di chi rimane decidendo di camminare in salita… anzi forse è proprio il contrario. Un politico combatte per i suoi ideali a muso duro non gira le spalle quando si accorge di non essere vincente, non combatte per i singoli ma per la sua visione di collettività anche a costo di prendere mattonate in faccia. Ecco perché rimango nel PdL non per compiacere il signorotto di turno – conclude -, ma perché sono un uomo che ha ancora voglia di lottare per i propri principi e per i suoi figli che sono il nostro futuro.»