GROSSETO – Cinque milioni di persone vivono ancora oggi nelle zone contaminate dal disastro nucleare di Chernobyl in Russia, Bielorussia e Ucraina. Legambiente continua a intervenire nelle regioni più colpite dall’incidente nucleare del 26 aprile 1986 con il Progetto Rugiada, realizzato all’interno del Centro Speranza di Vileijka. All’interno di questa struttura, situata in zona non contaminata, vengono ospitati i bambini provenienti dalle aree radioattive duramente segnate dal fall-out provocato dal disastro nucleare. Il Centro Nadiesda (Speranza in Bielorusso) è realizzato secondo i principi della bioarchitettura, alimentato dal punto di vista energetico dalle rinnovabili con una serie di laboratori significativamente innovativi (scultura, pittura, musica, teatro, ecc.) che divertono i piccoli ospiti che vengono alimentati da una dieta a base di prodotti biologici coltivati in 26 ettari che circondano l’edificio.
Attraverso questo progetto i bambini di Chernobyl vengono monitorati dal punto di vista medico-sanitario per evidenziare eventuali patologie tumorali latenti e seguirli da vicino in modo puntuale con terapie mediche appropriate. «Chiunque può sostenere il Progetto – affermano da Legambiente – anche attraverso piccole donazioni (da 20 euro a 430).»
«È assurdo – afferma Angelo Gentili, responsabile di Legambiente Solidarietà – che ancora oggi a distanza di 26 anni dalla catastrofe nucleare non ci siano interventi significativi nei confronti delle popolazioni costrette ad abitare nelle aree più radioattive. Anzi, assistiamo sempre più a una situazione inverosimile: famiglie intere con bambini che vivono in aree contaminatissime, perfino nella zona di 30 km che circonda il reattore, con un rischio sanitario molto elevato, nutrendosi tutti i giorni di cibo fortemente radioattivo (cesio 137, stronzio 90, plutonio) e bevendo acqua contaminata senza controlli. Infine, la cosa più assurda – conclude Gentili -, è che una nuova centrale nucleare è in via di realizzazione proprio in Bielorussia».