SCARLINO – Non ci sono anomalie nell’acqua del canale emissario di Scarlino. Questo il risultato delle analisi effettuate da Arpat sui campioni prelevati il 1° di dicembre in seguito alla moria di pesci. L’Arpat, nell’occasione, aveva anche sentito le varie aziende per capire se ci fossero stati scarichi di sostanze nelle acque. «Le analisi non hanno rilevato alcuna anomalia, nessuna presenza di effetto tossico residuo. Nello stesso tempo sono stati prelevati, da parte della Polizia provinciale, alcuni esemplari di pesci per il successivo esame da parte dell’Istituto Zooprofilattico, ma l’avanzato stato di decomposizione dei pesci che ha impedito altre valutazioni.»
l’Arpat nega che ci siano collegamenti con la moria avvenuta nel dicembre 2010 quando furono trovati molluschi morti tra lo sboccoa mare del canale emissario e la zona della polveriera «L’assenza, all’epoca, di organismi privi di vita all’interno del canale industriale e l’assenza di effetto tossico nelle acque del canale stesso al momento del sopralluogo, non consentirono di mettere in relazione lo spiaggiamento con l’emissione di reflui dal comprensorio industriale.»
«È ben chiaro a questa Agenzia che la soluzione delle morie di organismi nel canale non può essere individuata intervenendo soltanto dopo che è stato rilevato l’evento, ma attraverso il controllo regolare e sistematico del canale e dei reflui che vi si immettono – afferma Arpat -. Proprio in questa logica Arpat ha lavorato in questi ultimi sei anni, individuando nell’intrusione delle acque clorate del canale di adduzione nelle acque del canale emissario una causa delle crisi tossiche. La separazione netta dei due canali ha comportato, negli ultimi cinque anni, che non siano state rilevate crisi tossiche significative.»
Arpat afferma di aver proposto un sistema di monitoraggio continuo della qualità delle acque ma che «a tutt’oggi questo sistema di monitoraggio non è stato ancora realizzato da parte delle ditte. Arpat in accordo con i Comuni di Scarlino e Follonica e l’Amministrazione provinciale, potrà individuare le risorse necessarie per continuare e ampliare le attività di indagine rivolte a individuare le cause delle morie senza dimenticare che spetta comunque alle aziende, titolari degli scarichi, dimostrare maggiore determinazione e collaborazione per la soluzione del problema.»