di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Sono trascorsi cinquant’anni dalla sua pubblicazione, eppure “La vita agra”, il romanzo di Luciano Bianciardi, resta ancora di grande attualità. All’interno del calendario degli eventi “Natale con i tuoi, Natale per i tuoi”, è stata allestita una tavola rotonda per parlare del celebre romanzo.
La Fondazione Bianciardi, ha così riunito intorno a un tavolo il docente di letteratura dell’università di Firenze Arnaldo Bruni, il ricercatore dell’università di Padova Raul Bruni e quello dell’ateneo fiorentino Nicola Turi. A fare da moderatore Massimiliano Marcucci, il vicepresidente della Fondazione Bianciardi che illustrato in maniera sintetica, ma puntuale, ciò che ha rappresentato “La vita agra” nel panorama della letteratura italiana. Un libro che all’epoca, nel 1962, riuscì a vendere 10mila copie, una cifra molto importante per quegli anni, soprattutto per un’opera che inquadrava il disarmo della città, la precarietà del lavoro, il logorio della vita moderna, composta da capetti e da furbetti. Con un titolo che fa perfettamente da contraltare alla “Dolce vita” di Fellini, il romanzo di Bianciardi portò al successo lo scrittore che amava sempre ripetere che «il successo è il participio passato del verbo succedere».
Nel corso dell’evento, è intervenuta telefonicamente Luciana Bianciardi, presidente della Fondazione, impossibilitata a raggiungere la Maremma a causa del maltempo che sta investendo il nord Italia. «Il cuore è sempre lì con voi – ha detto la presidente -, vi auguro una serata piacevole e interessante con questo romanzo contemporaneo che parla a noi». “La vita agra”, effettivamente, resta un testo unico nel suo genere che Indro Montanelli recensì sulle colonne del Corriere della Sera come «uno dei libri più divertenti».