GROSSETO – Temperature sotto zero, freddo e vento sferzante. L’inverno a Grosseto è arrivato aggravando situazioni già difficili. Come quella dei tanti senza tetto che abitano la nostra città, presenze silenziose, spesso invisibili, che di giorno si confondono tra la folla, tra coloro che chiedono l’elemosina davanti al supermercato, o che vendono gli ombrelli nei giorni di pioggia, o ancora chi ha un lavoro semi normale, ma la notte, magari per un rovescio di fortuna così frequente in tempo di crisi, ha perso la propria casa e si trova a doversi rifugiare dove capita. D’estate basta una panchina, ma d’inverno, quando il freddo si fa sentire, sono posti come il sottopasso di via Sauro (nella foto a destra) a diventare tetto, muri e, ahinoi, gabinetto, di questa gente che ogni notte rischia di congelarsi come già avvenuto in altre città del nord Italia, dove alcuni barboni sono morti per assideramento, mentre altri hanno riportato gravi ustioni a causa dei focherelli accesi per ripararsi dal freddo pungente.
A Grosseto si dibatte ormai da anni la questione del dormitorio pubblico, più volte ripresa e mai portata a termine. Negli anni la struttura è stata idealmente spostata da una zona all’altra della città, di fatto senza riuscire a trovare mai la quadra del cerchio. Forse, nell’attesa, bisognerebbe trovare soluzioni tampone: in altre città si sono trovati accordi, ad esempio, con le Ferrovie, che hanno messo a disposizione alcune delle tante strutture dismesse o inutilizzate che hanno attorno alle stazioni, luogo in cui di solito i senza tetto stazionano più di frequente. Il vantaggio sarebbe duplice: dare un tetto e un letto (oltre che docce e bagni) a chi vive per strada, e al contempo le ferrovie toglierebbero dalle sale d’aspetto della stazione chi non sapendo dove andare usa le panche come letti. Ma si potrebbero individuare anche altre strutture, ad esempio il vecchio ostello della cittadella dello studente, opportunamente risistemato. Comunque una cosa è certa, serve una soluzione, o con l’irrigidirsi del clima, ci troveremo presto a piangere la morte di qualche disperato senza tetto a cui il riparo di un ponte, un androne o un sottopasso non sarà sufficiente a farsi proteggere dal freddo invernale.